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Visualizzazione dei post da aprile, 2008

VISUALIZZAZIONI BLOG

IDEALISMO TRASCENDENTALE

Chi vede in generale che l’io nasce solo in forza della sua propria attività, vedrà pure che, grazie a quell’atto volontario, interposto alla serie temporale, atto con cui nasce l’Io, non possa nascere altro se non ciò che per me nasce allo stesso modo originariamente e al di là da ogni tempo. Ora, per giunta, quel primitivo atto dell’autocoscienza continua sempre a durare, poiché l’intera serie delle mie rappresentazioni non è altro che evoluzione di quell’una sintesi. Da ciò dipende che io possa produrmi in ogni istante, allo stesso modo in cui mi sono prodotto originariamente. Io sono ciò che sono, unicamente in forza della mia attività (poiché sono assolutamente libero); ma, in forza di questa determinata attività, per me si produce sempre l’Io: dunque ne debbo conchiudere che esso anche originariamente si produca in forza di quell’attività istessa. Trova qui il suo posto una considerazione generale, che si rannoda al già detto. Se la prima costruzione della filosofia è imitazione

VEDERE E COSTRUIRE IL MONDO

In questo esatto senso, io penso: che molte versioni del mondo diverse sono indipendentemente interessanti e importanti, senza che si debba richiedere o presumere la loro riducibilità ad un’unica base. Il pluralista, ben lontano dall’essere contro la scienza, accetta le scienze nel loro pieno valore. Il suo tipico avversario è il materialista o fisicalista che pretende ad un monopolio, col sostenere che un sistema, quello fisico, è preminente e onnicomprensivo, per cui ogni altro sistema deve in ultima istanza essere ridotto ad esso oppure respinto in quanto falso o privo di significato. Se tutte le versioni corrette potessero essere in qualche modo ridotte ad una ed una sola, quest’una potrebbe essere considerata, con qualche parvenza di plausibilità, la sola ed unica verità intorno al mondo. Ma l’evidenza a favore di una tale riducibilità è trascurabile, dal momento che la fisica stessa è frammentaria e instabile, e il tipo e le conseguenze della riduzione che si immagina sono troppo

FILM: IL CACCIATORE DI AQUILONI

Bel film! Pieno di principi e di onore!

TOTEM

Così il totem è anzitutto un simbolo, un’espressione materiale di qualche altra cosa: ma di che cosa? Dall’analisi stessa che abbiamo condotto risulta che esso esprime e simboleggia due specie di cose diverse. Da un lato esso costituisce la forma esteriore e sensibile di ciò che abbiamo chiamato il principio o il dio totemico; ma dall’altro è anche il simbolo di questa società determinata che si chiama clan. Ne è la bandiera; è il segno in virtù del quale ogni clan si differenzia dagli altri, il segno visibile della sua personalità, impresso su tutto ciò che fa parte del clan a qualsiasi titolo – uomini, animali e cose. Se esso è dunque insieme il simbolo del dio e della società, ciò non vuol forse dire che il dio e la società fanno tutt’uno? In quale modo l’emblema del gruppo avrebbe potuto diventare l’immagine di questa quasi divinità, se il gruppo e la divinità costituissero due realtà distinte? Il dio del clan, il principio totemico, non può esser dunque che il clan medesimo, ma ip

EMBRIONE SPIRITUALE

Un’educazione capace di salvare l’umanità richiede non poco: essa include lo sviluppo spirituale dell’uomo, la sua valorizzazione, e la preparazione del giovane a comprendere i suoi tempi. Il segreto sta qui: nella possibilità per l’uomo di divenire il dominatore dell’ambiente meccanico da cui oggi è oppresso. Il produttore deve dominare la produzione. Ora la produzione è intensificata dalla scienza ed ha raggiunto un alto grado di organizzazione in tutto il mondo. Occorre quindi in egual misura valorizzare scientificamente le energie umane, e organizzare l’umanità. Gli uomini non possono più rimanere ignari di se stessi e del mondo in cui vivono: e il vero flagello che oggi li minaccia è proprio questa ignoranza. Occorre organizzare la pace, preparandola scientificamente attraverso l’educazione. L’educazione addita una nuova terra da conquistare: e questa terra altro non è che il mondo dello spirito umano. Nelle nostre esperienze sui bambini, noi abbiamo constatato che l’uomo bambino

GIORDANO BRUNO

Tu, Consultazion, mi farai intendere quando mi conviene sciôrre o rompere la mal impiegata occupazione; la qual degnamente prenderà la mira non ad oro e facultadi da volgari e sordidi ingegni; ma a que’ tesori che meno ascosi e dispersi dal tempo, son celebrati e colti nel campo dell’eternitade; a fin che non si dica di noi, come di quelli: meditantur sua stercora scarabei. Tu, Pazienza, confirmami, affrenami e amministrami quel tuo Ocio eletto, a cui non è sorella la Desidia, ma quello che è fratello della Toleranza. Mi farai declinar dall’ inquietudine ed inclinare alla non curiosa Sollecitudine. Allora mi negherai il correre, quando il correr mi cale dove son precipitosi, infami e mortali intoppi. Allora non mi farai alzar l’ancora e sciôrre la poppa dal lido, quando avviene che mi commetta ad insuperabile turbolenza di tempestoso mare. Ed in questo mi donarai ocio di abboccarmi con la Consultazione, la quale mi farà guardar prima me stessa; secondo il negocio che ho da fare; terzo

GIUOCHI LINGUISTICI

Inoltre chiamerò “gioco linguistico” anche tutto l’insieme costituito dal linguaggio e dalle attività di cui è intessuto. Il nostro linguaggio può essere considerato come una vecchia città: un dedalo di stradine e di piazze, di case vecchie e nuove, e di case con parti aggiunte in tempi diversi; e il tutto circondato da una rete di nuovi sobborghi con strade diritte e regolari, e case uniformi. È facile immaginare un linguaggio che consista soltanto di informazioni e di ordini dati in combattimento. – O un linguaggio che consista soltanto di domande e di un’espressione per dire sì o no. E immaginare un linguaggio significa immaginare una forma di vita. Ma quanti tipi di proposizioni ci sono? Per esempio: asserzione, domanda e ordine? – Di tali tipi ne esistono innumerevoli: innumerevoli tipi differenti d’impegno di tutto ciò che chiamiamo “segni”, “parole”, “proposizioni”. E questa molteplicità non è qualcosa di fisso, di dato una volta per tutte; ma nuovi tipi di linguaggio, nuovi giu

LA FATTORIA DEGLI ANIMALI

Fino ad allora gli animali della fattoria avevano avuto la sciocca abitudine di chiamarsi l’un l’altro «compagni». Ciò doveva aver termine. C’era anche stato lo strano costume, la cui origine era sconosciuta, di sfilare la domenica mattina davanti al teschio di un verro posto su un ceppo nel giardino. Questo pure sarebbe stato abolito, e già il teschio era stato sepolto. I suoi visitatori avevano certo veduto la bandiera verde spiegata in cima all’asta e avevano forse notato che lo zoccolo e il corno dipinti in bianco di cui prima era fregiata, erano scomparsi. La bandiera d’ora innanzi sarebbe stata verde soltanto. Egli aveva solo una critica, disse, da fare all’eccellente e amichevole discorso del signor Pilkington. In esso il signor Pilkington si era sempre riferito alla “Fattoria degli animali”. Non poteva sapere, naturalmente – perché lui Napoleon, lo annunciava ora per la prima volta – che il nome “Fattoria degli animali” era stato abolito. Da quel momento la fattoria sarebbe rit

FUSIONE DI ORIZZONTI

Se però non esistono tali orizzonti distaccati, perché si parla di una fusione di orizzonti e non semplicemente della costruzione di un unico orizzonte che allarga i suoi confini alla profondità della tradizione? Porre questo problema significa riconoscere la peculiarità della situazione in cui si trova il comprendere quando diviene compito scientifico, e riconoscere nello stesso tempo che si tratta appunto di enucleare finalmente le linee di questa situazione in quanto situazione ermeneutica. Ogni incontro con il dato storico, che si compia con un’esplicita coscienza storiografica, sperimenta in sé la tensione tra testo da interpretare e presente dell’interprete. Il compito dell’ermeneutica consiste nel non lasciare che questa tensione venga coperta e obliata in un malaccorto atto di livellamento dei due momenti, ma venga invece consapevolmente esplicitata. Per questo, l’atto ermeneutico implica necessariamente la delineazione di un orizzonte storiografico che si distingue dall’orizzo

FILM: TUTTA LA VITA DAVANTI

E' verosimile! Tra i mille lavori che ho fatto mi sono trovata in situazioni analoghe! Vince chi sopravvive!

ELEZIONI

ZARATHUSTRA

Quando Zarathustra compì trent’anni, lasciò la sua patria e il lago della sua patria e andò sui monti. Qui godette il suo spirito e la sua solitudine e per dieci anni non se ne stancò. Alla fine però il suo cuore cambiò – e una mattina si alzò assieme con l’aurora, si mise di fronte al sole e gli parlò così: «Grande astro! Che cosa sarebbe la tua felicità se non avessi coloro che illumini! Per dieci anni sei salito sino alla mia caverna: senza di me, senza la mia aquila e il mio serpente, ti saresti stancato di questa luce e di questo percorso. Ma ogni mattina noi ti aspettavamo, ti liberavamo del tuo superfluo e ti benedivamo per questo. Guarda! Io sono sazio della mia saggezza e come l’ape che ha raccolto troppo miele ho bisogno di mani che si protendono. Vorrei donare ed elargire perché coloro che tra gli uomini sono saggi possano tornare a rallegrarsi della loro follia e i poveri della loro ricchezza. Perciò ora devo scendere negli abissi: come fai tu quando a sera vai dietro il ma

APORIE

Tra Diderot e Seneca, si tratta forse di sapere, in primo luogo, che cosa è la proprietà della “propria vita”; e chi può esserne il “padrone”; e se donare è cosa diversa dal perdere ; se “distribuire la propria vita” [ donner sa vie en partage ] è insomma cosa diversa dal “perdere il proprio tempo”. Perdere il proprio tempo vorrebbe dire perdere il solo bene di cui si ha il diritto di essere avari e gelosi, l’unico e la proprietà, l’unica proprietà che “si potrebbe essere orgogliosi di conservare gelosamente”. Si tratta dunque di pensare il principio stesso della gelosia come passione primitiva della proprietà e come cura del proprio, della propria possibilità, per ciascuno, della sua esistenza. Della sola cosa di cui si può testimoniare. Come se, innanzitutto, si potesse essere – o non essere – gelosi di se stessi, fino a creparne. Ci sarebbe dunque, secondo Seneca, una proprietà, un diritto di proprietà sulla propria vita. Il confine ( finis ) di questa proprietà sarebbe più essen

ELEVAZIONE MATERNA

Un grande quadro, a colori, che riproduce la Madonna della Seggiola di Raffaello [troneggia poi] sulle pareti, e noi lo abbiamo scelto [per] figurare l’emblema, il simbolo delle Case dei Bambini. Infatti le Case dei Bambini rappresentano non solo un progresso sociale, ma un progresso dell’umanità; esse sono collegate strettamente con l’elevazione materna, con il progresso della donna e con la protezione della posterità. La Madonna ideata dal divino Raffaello è non solo bella e dolce come una sublime madre con il suo bambino adorabile e migliore di lei; ma accanto a così perfetto simbolo della maternità viva e reale, sta la figura di Giovanni, che rappresenta l’umanità. A quel Giovanni alludeva il Cristo morente sulla Croce allorché, rivolgendosi a Maria pronunziava le parole: «Madre, ecco tuo figlio», con le quali Cristo additava a sua madre l’adozione di tutta l’umanità. Nel quadro di Raffaello dunque si vede l’umanità che rende omaggio alla maternità, fatta sublime nel suo definitivo

FILM: LITTLE MISS SUNSHINE

Stupendo!!

IL MONDO COME VOLONTA' E RAPPRESENTAZIONE

Rispondiamo che questo compito è svolto dall’arte, opera del genio. Essa ripete nella materia le Idee eterne oggetto di un suo atto di pura contemplazione, e a seconda della materia in cui tale ripetizione si realizza è arte figurativa, poesia o musica. La sua unica origine la conoscenza delle idee; il suo unico scopo la comunicazione di tale conoscenza. La scienza, seguendo la corrente instabile e irrequieta delle cause e degli effetti, ad ogni obiettivo raggiunto è spinta oltre e non raggiunge mai un obiettivo finale e, in esso, il pieno soddisfacimento, così come non si può, correndo, sperar di raggiungere quel punto in cui le nuvole toccano l’orizzonte. Tutto il contrario accade per l’arte che in ogni momento realizza lo scopo finale, perché sottrae l’oggetto della sua contemplazione al flusso che domina il corso del mondo, e se lo pone davanti isolato: e questo momento singolo che nel fluire del mondo non costituiva che una particella sfuggente, diventa per l’arte un rappresentant