Un giorno che Zarathustra passava sul grande ponte, lo circondavano gli storpi e i mendicanti, e un Gobbo gli parlò così: 《Guarda, Zarathustra! Anche il popolo impara da te e incomincia a credere al tuo insegnamento: ma perché ci creda completamente manca ancora una cosa: devi ancora convincere noi storpi! Qui ne hai un bel campionario e in verità, un'occasione a più corde da afferrare! [...] Ma Zarathustra rispose così a colui che aveva parlato:《Se al Gobbo si porta via la sua gobba, gli si porta via il suo spirito, così insegna il popolo [...] E perché Zarathustra non dovrebbe imparare dal popolo, se il popolo impara da Zarathustra?》. Nietzsche Così parlò Zarauthustra .
Per chi non lo sapesse, Ipazia era una astronoma greca che abitava nella colonia romana d'Egitto e precisamente ad Alessandria. Siamo nel secolo d. C. e l'impero romano, che dominava il mondo, aveva deciso da poco di adottare la religione cristiana. Ma Ipazia non era credente. Era una donna colta, figlia di un grande filosofo, Teone, che l'aveva introdotta, bambina, ai rudimenti della scienza. La troviamo in piazza che insegna ai giovani studenti, che frequenta la grande e preziosa biblioteca della sua città e passa il tempo libero a osservare le stelle. È a lei che dobbiamo l'invenzione dell'astrolabio e dell'idroscopio, strumenti sperimentali per lo studio matematico del firmamento. È la prima scienziata che teorizza qualcosa di inaudito per l'epoca: ovvero che la Terra non è il centro dell'universo ma un pianeta che gira intorno al sole in un cosmo pieno di altri sistemi solari. Questo la rende sospetta ai neo cristiani, difensori del dogma biblico