Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da dicembre, 2007

VISUALIZZAZIONI BLOG

FILOSOFIA COME AMORE DELLA SAPIENZA

[Amore come un demone, cioè qualcosa di intermedio fra il divino e il mortale.] Perciò, in quanto figlio di Poro e di Penia, Amore (Eros) si trova in questa condizione: in primo luogo è sempre povero e tutt’altro che tenero e bello, come invece ritengono i più, anzi è aspro, incolto, sempre scalzo e senza casa, e si sdraia sulla terra nuda, dormendo all’aperto davanti alle porte e per le strade secondo la natura di sua madre, e sempre accompagnato dall’indigenza. Invece per parte di padre insidia i belli e i virtuosi, in quanto è coraggioso e ardito e veemente e cacciatore astuto, sempre pronto a tessere intrighi, avido di sapienza, ricco di risorse, e per tutta la vita amante del sapere, mago ingegnoso e incantatore e sofista …… e quel che acquista gli sfugge sempre via, di modo che Amore non è mai né povero né ricco, e d’altra parte sta in mezzo fra la sapienza e l’ignoranza. Platone Simposio

FILM: IL NASCONDIGLIO

Ieri sera sono andata a vedere "IL nascondiglio". Il film mi è piaciuto molto, anche se nel finale per me doveva essere fatta giustizia. Almeno nei film deve esserci un lieto fine! Laura Morante è una bravissima attrice.

DERRIDA: POLITICHE DELL'AMICIZIA

OLIGARCHIE: NOMINARE, ENUMERARE, CENSIRE “O mes amis, il n’y a nul amy”. Mi rivolgo a voi, non è vero? - Conta qualcosa? - Così rivolgendomi a voi, forse non ho detto ancora nulla. Niente che sia detto in un tal dire. Niente, forse, di dicibile. Bisogna forse ammetterlo, forse non mi sono neppure ancora rivolto. Rivolto a voi, perlomeno. Quanti siamo? - Come contare? - Da una parte e dall’altra di una virgola, dopo la pausa, “O miei amici, non c’è nessun amico”, ecco due parti disgiunte di una sola e stessa frase. Un’enunciazione quasi impossibile. In due tempi. Tra loro inarticolabili, i due tempi sembrano disgiunti dal senso stesso di ciò che sembra allo stesso tempo affermato e negato:”miei amici, nessun amico”. In due tempi ma nello stesso tempo, nel contrattempo della stessa frase. Se non c’è “nessun amico”, come potrei chiamarvi miei amici? Con che diritto? Come potreste prendermi sul serio? Se vi chiamo miei amici, amici miei, se vi chiamo amici miei come osar dir

IL CAVALIERE INESISTENTE

Ancora confuso era lo stato delle cose nel mondo, nell’evo in cui questa storia si svolge. Non era raro imbattersi in nomi e pensieri e forme e istituzioni cui non corrispondeva nulla di esistente. E d’altra parte il mondo pullulava di oggetti e facoltà e persone che non avevano nome né distinzione dal resto. Era un’epoca in cui la volontà e l’ostinazione d’esserci, di marcare un’impronta, di fare attrito con tutto ciò che c’è, non veniva usata interamente, dato che molti non se ne facevano nulla – per miseria o ignoranza o perché invece tutto riusciva loro bene lo stesso – e quindi una certa quantità ne andava persa nel vuoto. Poteva pure darsi allora che in un punto questa volontà e coscienza di sé, così diluita, si condensasse, facesse grumo, come l’impercettibile pulviscolo acquoreo si condensa in fiocchi di nuvole, e questo groppo per caso o per istinto, s’imbattesse in un nome e in un casato, come allora ne esistevano spesso di vacanti, in un grado nell’organico militare, in un

XXII. DALLA FOLLIA, LE GUERRE

Follia: « Perché si manifestino le grandi imprese eroiche della storia è necessario che ci sia la mia spinta; nessuna scienza, nessun’arte eccellente è mai stata scoperta se non per merito mio. Non è la guerra origine e banco di prova delle imprese più celebrate? Ebbene, cosa c’è di più assurdo? Per un motivo qualsiasi, spesso un’inezia, le parti avverse scendono in campo sapendo in partenza che le perdite saranno comunque superiori ai vantaggi che potranno trarne. Chi ci lascia la pelle, poi, ha ben poco di cui andar fiero! Ma quando i due eserciti sono belli e schierati l’uno di fronte all’altro e il suono dei corni sprona i soldati all’attacco c’è forse bisogno di uomini saggi, sfiniti dal troppo studio, anemici ed esangui, che faticano a respirare? Servono giovani nelle cui vene scorra sangue pieno e forte, tanto più audaci quanto più irragionevoli. A meno che non si voglia fare come Demostene, che, trovatosi di fronte al nemico, non esitò a seguire il consiglio di Archiloco e