La mattina stese un silenzio stanco, un sonno felice sulla casa intera. Nessuno fece la rotta nel cortile pieno di neve. Dormivano tutti in compagnia dei fantasmi del cognac, delle accorate visioni del vino. I tedeschi non facevano cerimonie, si buttavano sui letti, sulle sedie, sulla pietra nera del focolare, si asciugavano il sudore del ballo nelle giubbe slacciate, e meglio ancora se vicino rimaneva il caldo di una donna. Si stava bene in Italia, nelle case italiane. Peccato che ci fosse la guerra e che si dovesse ogni tanto lasciare la presa, e continuare la marcia verso il nord; «sganciamento, difesa elastica, ritirata strategica, fortunati allineamenti su nuove posizioni secondo i piani stabiliti» come dicevano i furbi bollettini del quartier generale. Renata Viganò L’Agnese va a morire