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XXII. DALLA FOLLIA, LE GUERRE


Follia: « Perché si manifestino le grandi imprese eroiche della storia è necessario che ci sia la mia spinta; nessuna scienza, nessun’arte eccellente è mai stata scoperta se non per merito mio. Non è la guerra origine e banco di prova delle imprese più celebrate? Ebbene, cosa c’è di più assurdo? Per un motivo qualsiasi, spesso un’inezia, le parti avverse scendono in campo sapendo in partenza che le perdite saranno comunque superiori ai vantaggi che potranno trarne. Chi ci lascia la pelle, poi, ha ben poco di cui andar fiero! Ma quando i due eserciti sono belli e schierati l’uno di fronte all’altro e il suono dei corni sprona i soldati all’attacco c’è forse bisogno di uomini saggi, sfiniti dal troppo studio, anemici ed esangui, che faticano a respirare? Servono giovani nelle cui vene scorra sangue pieno e forte, tanto più audaci quanto più irragionevoli. A meno che non si voglia fare come Demostene, che, trovatosi di fronte al nemico, non esitò a seguire il consiglio di Archiloco e gettò via lo scudo per fuggire a gambe levate. Sul campo si dimostrò vigliacco quanto era invece valente come oratore. Si dice che in guerra molto dipenda dalla strategia. Sì, ma del generale. E non si tratta comunque di strategia filosofica, ma militare. Alla quale devono prender parte mercenari, lenoni, ladri, criminali, contadini idioti,banchieri in rovina, insomma, l’intera feccia dell’umanità, non i filosofi con i loro volti sbiaditi al lume di candela. »
Erasmo Elogio della Follia

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