Il presente testo confronta Karl Marx e Jacques Derrida, prendendo come punto di partenza l'opera derridiana Spettri di Marx (1993). L'indagine si concentra sui punti di contatto e sulle divergenze tra i due pensatori riguardo alla critica dell'ingiustizia, la funzione del conflitto, la nozione di pace e il ruolo della prassi.
1. Introduzione
Il crollo del socialismo reale e la retorica della “fine della storia” negli anni Novanta hanno stimolato un rinnovato interesse per l’eredità di Karl Marx. Jacques Derrida, nel testo Spettri di Marx. Stato del debito, il lavoro del lutto e la Nuova Internazionale (1993), risponde criticamente a tale scenario, opponendosi alla liquidazione definitiva del marxismo. L’autore propone di interrogare Marx in quanto spettro: una presenza che, pur non essendo pienamente attuale, continua a esercitare un’influenza determinante sul presente[^2].
Questo saggio si propone di analizzare i punti di convergenza e divergenza tra Marx e Derrida, con particolare attenzione al concetto di spettro, alla critica delle ingiustizie, al rapporto con la pace e alla questione metodologica del cosiddetto materialismo storico.
2. Contesto storico-filosofico
Karl Marx (1818-1883) sviluppa il suo pensiero nell’ambito delle trasformazioni sociali del XIX secolo. Opere come Il Capitale (1867) e il Manifesto del Partito Comunista (1848) indagano le dinamiche strutturali del capitalismo e il ruolo della lotta di classe nella storia[^4].
Jacques Derrida (1930-2004), nell’ambito del post-strutturalismo, introduce la nozione di decostruzione come metodo di analisi delle strutture linguistiche e concettuali. Con Spettri di Marx, Derrida elabora il concetto di hauntologia, che sostituisce l’ontologia con una logica delle tracce e delle presenze spettrali[^5].
3. Punti di contatto
3.1. La metafora dello spettro
Il Manifesto si apre con la celebre affermazione: "Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro del comunismo”[^6]. Per Marx, tale immagine evoca la minaccia di un cambiamento rivoluzionario imminente.
Derrida rielabora questa figura per descrivere l’impossibilità di un presente puro: “Non ci sarà mai un presente puro, ma sempre l’eredità di ciò che non è più”[^7]. Il fantasma diventa così una categoria filosofica che esprime l’intermittenza e la discontinuità del tempo.
3.2. Critica dell’ingiustizia e promessa di giustizia
Entrambi i pensatori condividono l’urgenza di una critica all’ingiustizia:
Per Marx, la giustizia coincide con l’abolizione delle classi sociali.
Per Derrida, essa rimane “a venire”, una promessa che non si realizza mai pienamente [^8].
4. Divergenze fondamentali
4.1. Metodo e questione del “materialismo storico”
Contrariamente a una diffusa interpretazione, Marx non usa mai l’espressione materialismo storico. Come sottolinea Roberto Fineschi, essa è introdotta da Engels e poi cristallizzata nel marxismo successivo[^9]. Marx non propone una filosofia della storia, ma una critica aperta dell’economia politica.
Derrida, d’altra parte, non costruisce un sistema teorico, ma utilizza la decostruzione per disarticolare le opposizioni concettuali e mostrare l’instabilità del significato.
4.2. Prassi
La XI tesi su Feuerbach afferma: “I filosofi hanno soltanto diversamente interpretato il mondo; si tratta ora di trasformarlo”[^10]. Marx assegna alla filosofia un compito pratico rivoluzionario. Derrida non propone un programma politico diretto, ma una Nuova Internazionale, una rete senza centro né Stato, orientata contro le ingiustizie[^11].
4.3. Conflitto
Per Marx, il conflitto è strutturale e si esprime nella lotta di classe. Per Derrida, la conflittualità è disseminata e legata alle aporie del linguaggio e delle eredità.
5. La pace: due prospettive inconciliabili?
5.1. Marx: la pace come esito della lotta di classe
La pace non è uno stato naturale, ma il risultato della soppressione del capitalismo. Ogni pacificazione preventiva è ideologica[^12].
5.2. Derrida: la pace come promessa infinita
Per Derrida, la pace è un compito etico interminabile, un orizzonte asintotico mai realizzabile[^13].
Tabella comparativa:
6. Discussione critica
L’interpretazione di Fineschi obbliga a rivedere la nozione di Marx come teorico del materialismo storico, aprendo il confronto con Derrida su basi meno dogmatiche. Entrambi rifiutano la chiusura sistematica, pur divergendo radicalmente: Marx resta legato alla storicità e alla prassi, Derrida a una temporalità spettrale e indecidibile[^14].
7. Conclusione
Il confronto tra Marx e Derrida evidenzia due paradigmi filosofici opposti: il primo orientato alla storia e alla trasformazione sociale, il secondo alla decostruzione e alla promessa di giustizia. La pace, per Marx, è un esito storico; per Derrida, un dovere infinito. In entrambi, tuttavia, permane l’impegno a non rinunciare alla critica delle ingiustizie.
Note
[^1]: Barbetta, Gatto & Giacometti, 2008.
[^2]: Derrida, 1994, p. 12.
[^3]: Fineschi, 2008, pp. 43-48.
[^4]: Marx & Engels, 2018.
[^5]: Derrida, 1994, pp. 15-20.
[^6]: Marx & Engels, 2018, p. 31.
[^7]: Derrida, 1994, p. 12.
[^8]: Derrida, 1994, p. 30.
[^9]: Fineschi, 2008, p. 45.
[^10]: Marx, 1971, p. 5.
[^11]: Derrida, 1994, pp. 80-85.
[^12]: Fusaro, 2011, pp. 50-55.
[^13]: Derrida, 1994, p. 50.
[^14]: Musto, 2017.
Bibliografia
Barbetta, P., Gatto, M., & Giacometti, G. (a cura di). (2008). Marx & Sons. Politica, spettralità, decostruzione. Mimesis.
Derrida, J. (1994). Spettri di Marx. Stato del debito, il lavoro del lutto e la Nuova Internazionale (P. Di Piero, Trad.). Raffaello Cortina. (Opera originale pubblicata nel 1993)
Fineschi, R. (2008). Un nuovo Marx. Filologia e filosofia nella critica dell'economia politica. Carocci.
Fusaro, D. (2011). Bentornato Marx! Stato, proprietà, rivoluzione. Il Manifesto del Partito Comunista e la storia del Novecento. Bompiani.
Marx, K. (1971). Tesi su Feuerbach. Editori Riuniti. (Opera originale pubblicata nel 1845)
Marx, K., & Engels, F. (2018). Manifesto del Partito Comunista. Feltrinelli. (Opera originale pubblicata nel 1848)
Musto, M. (2017). L'ultimo Marx, 1881-1883. Saggio sulle crisi economiche e le rivoluzioni in periferia. Editori Riuniti.
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