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Il Codice Mendoza

UNA RETE DI CITTÀ TRIBUTARIE
La prima sezione del Codice Mendoza, che si apre con la raffigurazione della fondazione di Tenochtitlan con l'aquila sul cactus, fa una
lista dei sovrani di Tenochtitlan, dei loro anni di regno, e dei nomi delle città da loro conquistate. Ogni sovrano è identificato mediante il glifo del suo nome, ha una pergamena davanti alla bocca in segno di
tlatoa ('discorso' e 'comando') e uno scudo con i dardi come simbolo delle sue "conquiste". Ogni città conquistata (oltre ad essere stata annotata dallo scriba spagnolo) è identificata mediante un proprio geroglifico, mentre l'immagine di un tempio in fiamme sta a denotare il fatto che tutte queste città erano state conquistate. La seconda sezione del codice è dedicata alla lista dei tributi richiesti alle città, elenca
per gruppo, a seconda della regione di appartenenza di ciascuna città,
così come era stata classificata dagli Aztechi all'epoca in cui arrivarono gli spagnoli. I nomi delle città tributarie sono di nuovo accompgnati da uno specifico glifo, seguito da una lista dei beni che queste
città erano obbligate a inviare regolarmente a Tenochtitlan. Per esempio, Cuauhnahuac è in cima a una lista di 16 città cui era richiesto di inviare mantelli, perizomi e gonne; ogni "piuma" posta sopra a ciascun oggetto stabiliva che il numero degli oggetti da spedire era 400.
Questo tributo era esatto semestralmente; gli scudi colorati ei costumi per la guerra potevano invece essere inviati una volta all'anno. Le pagine successive del codice raffigurano liste analoghe delle conquiste di altri imperatori.
Mentre il Codice Mendoza è dedicato ai tributi imperiali di Tenochtitlan, altri testi mostrano come le merci dovevano essere divise tra i tre alleati, quando questi cooperavano nelle campagne militari.
R. Townsend Gli Aztechi Origini, storia, e tramonto di una civiltà, Newton Compton Editori


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