Ah, cosa non abbiamo fatto, noi – e per noi intendo Heinrich, Margret ed io – perché tra quei due la cosa andasse in porto! Consideri che il tempo era scarso: tra il maggio del '39 e l'aprile del '40 lui sarà stato qui non più di otto volte. Naturalmente Heinrich ed io non ne parlavamo espressamente, ci si intendeva solo a occhiate perché vedevamo benissimo come quei due fossero cotti l'uno dell'altro. Era una dolcezza, sì, lo ripeto, una dolcezza vedere quei due, e forse non c'è poi da compiangerli troppo se non hanno dormito insieme. Io procuravo loro i biglietti per il cinema, per dei film di merda come Camerati sul mare o delle idiozie assolute come Attenzione, il nemico ti ascolta, li ho persino mandati a vedere quel famoso film su Bismark perché pensavo: Cavolo il programma dura tre ore, là dentro si sta al calduccio e al buio come nel ventre materno, e certo si terranno la manina e forse gli viene persino l'idea (risata molto amara! Nota dell'A.) di scambiarsi un bacetto, e una volta arrivati a quel punto ...andranno pure avanti, no? Ma no, pare proprio di no. Lui l'ha portata al museo e le ha spiegato come si distingue un Bosch autentico da un Bosch falso, ha cercato di farle suonare Mozart invece che strimpellare Schubert, le ha dato da leggere poesie, immagino fosse Rilke, ormai chi se lo ricorda?, e poi finalmente ha fatto una cosa che ha sprizzato scintille: ha scritto delle poesie di tipo melanconico, - posso negarlo senz'altro, devo pur saperlo no?, e non avrei nessun motivo per negarlo.
H. Böll Foto di gruppo con signora
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