Per lo sviluppo del pensiero creativo e la formazione dei talenti attraverso l’educazione all’immagine e ai linguaggi artistici
Le abilità divergenti costituiscono quindi un ingrediente fondamentale del pensiero già messo in luce nei soggetti capaci di sfuggire alla cosiddetta “fissità funzionale” secondo Dunker (1945), in quanto idonei a discostarsi fortemente dai modi abituali di percepire e d’immaginare singoli oggetti, scoprendo in essi altri ruoli, estremamente inusuali. Pertanto si ritiene che la valutazione delle capacità d’immaginare e rappresentare concretamente l’inusuale, il bizzarro, ciò che contraddice schemi consolidati o se ne discosta nell’ambito di prove grafiche, verbali, motorie, ecc. debba considerarsi una modalità valida per la valutazione delle attitudini creative. Considerando l’importanza assunta nella letteratura psicologica e pedagogica dal tema della creatività, Calvi (1965) nel suo Test “Espressioni” seguì procedure psicopedagogiche complesse ed utilizza tre strumenti psicometrici intendendo assegnare allo strumento il compito di individuare la percentuale di individui creativi nella popolazione scolastica rispetto ai vari livelli di scuola, e di definire quantitativamente e criticamente il rapporto fra dotazione intellettiva e creativa. Per giungere alla costruzione del test la difficoltà era quella di giungere alla scelta di un certo tipo di prove, atte a porre in luce il tipo di pensiero desiderato, ossia, non quello implicato nella soluzione dei problemi di ragionamento che postulano una sola risposta esatta, problemi che possono essere definiti ad incastro, ma piuttosto, un tipo di pensiero che permetta di ipotizzare le varie soluzioni di un problema aperto o non vincolante; tipo di pensiero che Guilford, chiamava divergente, contrapponendolo appunto a quello convergente. Il test realizzato in una prima forma nel giugno 1963, entra in sperimentazione estensiva nei primi mesi del 1964 (cfr. anche Calvi, Padovani, Spreafico, Ballinari & Rosina, 1965). [...]
Conclusioni
A livello educativo appare oggi, perciò, prioritario sviluppare nelle nuove generazioni la conoscenza dei linguaggi espressivi. Oltre all’accrescimento delle conoscenze umanistiche l’impegno educativo in ambito artistico-espressivo ha in genere una positiva ricaduta sulla formazione e sullo sviluppo della personalità del discente.
Articolo di Valeria Biasi
Formazione & Insegnamento XVI – 2 – 2018 ISSN 1973-4778 print – 2279-7505 on line doi: 107346/-fei-XVI-02-18_03 © Pensa MultiMedia
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