Far lezione dall'alto della cattedra, assegnare compiti, correggere, sorvegliare, interrogare, senza che alcuno fiati, annotare, punire e ricompensare con un buon voto o un santino: questa è la funzione che da sempre è stata assegnata al maestro, e la tradizione ha fatto, di questa funzione, un marchio inumano che si è pericolosamente inserito nei 5 riflessi naturali di chiunque pretende insegnare ai bambini.
Certamente questo è un modo di concepire la disciplina e l'educazione. Noi diciamo solamente che essa corrisponde all'immagine ormai sorpassata di una società autocratica dove il maestro comanda a soggetti che ubbidiscono. Questo sistema si pratica ancora nell'esercito o nella polizia [...].
Abolite la cattedra, simbolo di questo autoritarismo condannato. Munita di quattro piedi essa diventerà un solido tavolo da lavoro. Scendete al livello dei bambini al fine di partecipare ai loro giochi, di vedere con i loro occhi, di reagire secondo il loro ritmo. [...]
Così va la vita ed è proprio lo sforzo che noi facciamo lealmente per dominare le situazioni, che costituisce l'elemento più importante della nostra educazione. Voi ci troverete quella fiducia che l'operaio non nega ai lavoratori emeriti, l'entusiasmo delle creazioni, la gioia delle realizzazioni, la consapevolezza esaltante di partecipare ad una nuova vita che sarà la vostra eterna giovinezza di educatori.
C. Freinet, I detti di Matteo. Una moderna pedagogia del buon senso, a cura di G. Tamagnini, La Nuova Italia, Firenze 1967
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