Quando abbiamo lanciato lo slogan della decrescita pensavamo di essere originali, benché io abbia sempre fatto riferimento ai due maestri Castoriadis e Illich. Poi, a poco a poco, abbiamo scoperto, o forse riscoperto, che in realtà la modernità aveva nacosto tutto il pernsiero dell'umanità. Il pensiero dell'umanità in diverse culture è incentrato sulla necessità e sul senso del limite, sulla dignità nella frugalità. Penso a Epicuro, che dice che colui che non è soddisfatto del poco non sarà mai soddisfatto di niente. Questo, tra l'altro, è lo stesso pensiero espresso dal taoismo. Dall'epicureismo allo stoicismo, dall'epicureismo alla sapienza africana a quella degli indiani d'America si ritrova sempre l'idea che la saggezza risiede sempre nella capacità di autolimitarsi. Tutte queste tradizioni sono concordi sul fatto che può raggiungere la felicità - o quantomeno il vivere bene- soltanto chi è capace di dominare i propri desideri, di limitare i propri bisogni di praticare una certa sobrietà. La filosofia greca, come detto, manifesta questa concezione nella condanna della dismisura, nella condanna della hybris.
Latouche, Lanza Il tao della decrescita, Il Margine, 2021
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