La corrente di pensiero che si occupa di difendere le nostre credenze morali a partire dalle intuizioni è l'ormai classico intuizionismo morale. Una delle caratteristiche peculiari dell'intuizionismo morale è proprio la sua epistemologia.
Seguendo Price l'intuizione puo essere distinta dalle altre forme di conoscenza (come la deduzione o la coscienza immediata) in quanto è apprendimento immediato tramite comprensione ovvero la modalità in cui, senza la mediazione di alcun processo di ragionamento, ci si rivelerebbero verità auto-evidenti e idee generali e astratte.
Sebbene ci siano varie declinazioni dell'intuizionismo nell'ambito dell'epistemologia morale, tale corrente di pensiero viene utilizzata sostanzialmente per contrastare il regresso scettico.
Grossomodo, in epistemologia, diciamo che un soggetto S è giustificato a credere una certa proposizione p solo se S ha una buona ragione per credere che p. Avere una buona ragione per essere giustificati epistemicamente a credere che p, in generale, significa che tale ragione deve essere costituita da premesse per le quali S è già in possesso di una giustificazione.
Gli argomenti scettici fanno leva sul fatto che la giustificazione richiede una catena inferenziale potenzialmente infinita (motivo per cui nessuno sarebbe mai veramente giustificato a credere niente in maniera definitiva) e lo stesso genere di regresso si applica alle credenze morali. Generalmente, la mossa che si fa in epistemologia per bloccare il regresso scettico è di tipo fondazionalista: se S può risalire ad una premessa che è giustificato a credere senza essere in grado di inferire quella premessa da un'altra, allora non c'è alcuna nuova premessa da giustificare e il regresso si blocca.
Tratto da Chiara Corona "Dobbiamo abbandonare l'intuizionismo morale? Effetti di incorniciamento e dilemmi morali", Rivista internazionale di filosofia e psicologia .
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