In seguito agli accordi di Oslo Peres, Arafat e Rabin hanno ricevuto il premio Nobel nel 1994.
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Gli Accordi di Oslo, ufficialmente chiamati Dichiarazione dei Principi riguardanti progetti di auto-governo ad interim o Dichiarazione di Principi (DOP), furono conclusi a Oslo (Norvegia) il 20 agosto 1993, e subito dopo ebbe luogo la cerimonia pubblica ufficiale di firma a Washington (USA) il 13 settembre 1993, con Yasser Arafat che siglò i documenti per conto dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) e Shimon Peres che firmò per conto dello Stato d'Israele. Alla cerimonia parteciparono in veste di garanti Warren Christopher per gli Stati Uniti e Andrei Kozyrev per la Russia, alla presenza del Presidente statunitense Bill Clinton e del Primo ministro israeliano Yitzhak Rabin e, per tale funzione esecutiva, dello stesso Presidente dell'OLP Yasser Arafat.
Yitzhak Rabin, Bill Clinton e Yasser Arafat durante gli Accordi di Oslo del 13 settembre 1993.
Gli Accordi di Oslo furono la conclusione di una serie di intese segrete e pubbliche che erano state messe in moto in particolare dalla Conferenza di Madrid del 1991, e di negoziati condotti nel 1993 tra il governo israeliano e l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (che agiva in rappresentanza del popolo palestinese), come parte di un processo di pace che mirava a risolvere il conflitto arabo-israeliano.
Malgrado le grandi speranze suscitate dagli Accordi e dalle successive intese, che s'impegnavano alla normalizzazione delle relazioni d'Israele col mondo arabo, il conflitto non è stato risolto. [...]
In essenza, gli accordi chiedevano un ritiro delle forze israeliane da alcune aree della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, e affermavano il diritto palestinese all'autogoverno in tali aree, attraverso la creazione dell'Autorità Nazionale Palestinese. Il governo palestinese ad interim sarebbe durato per un periodo di cinque anni, durante i quali sarebbe stato negoziato un accordo permanente (a partire al più tardi dal maggio 1996). Questioni annose comeGerusalemme, rifugiati palestinesi, insediamenti israeliani nell'area, sicurezza e confini, vennero deliberatamente esclusi dagli accordi e lasciati in sospeso. L'autogoverno ad interim sarebbe stato garantito per fasi.
Fino allo stabilimento di un accordo sullo status finale, Cisgiordania e Striscia di Gaza sarebbero state divise in tre zone:
- Zona A - pieno controllo dell'Autorità palestinese.
- Zona B - controllo civile palestinese e controllo israeliano per la sicurezza.
- Zona C - pieno controllo israeliano, eccetto che sui civili palestinesi. Questa zona comprendeva gli insediamenti israeliani e le zone di sicurezza senza una significativa popolazione palestinese.
Assieme ai principi, le due parti firmarono Lettere di mutuo riconoscimento tra Israele e OLP. Il governo israeliano riconobbe l'OLP come legittimo rappresentante del popolo palestinese, mentre l'OLP riconosceva il diritto a esistere dello Stato di Israele e rinunciava al terrorismo, alla violenza e al desiderio della distruzione di Israele.
L'obiettivo dei negoziati israelo-palestinesi era di stabilire un'autorità palestinese di autogoverno, un consiglio eletto per il popolo palestinese della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, per un periodo transitorio di non più di cinque anni, che portasse a un insediamento permanente basato sulle risoluzioni 242 e 338 dell'ONU, parte integrale dell'intero processo di pace.
Per far sì che i palestinesi potessero governarsi in base a principi democratici, elezioni politiche generali e libere si sarebbero dovute svolgere per eleggere il consiglio.
La giurisdizione del Consiglio palestinese avrebbe coperto la Cisgiordania e la Striscia di Gaza, eccetto per questioni che sarebbero state negoziate nei colloqui per lo status permanente. Le due parti consideravano Cisgiordania e Striscia di Gaza come una singola unità territoriale.
Il periodo transitorio di cinque anni sarebbe iniziato con il ritiro dalla Striscia di Gaza e dalla zona di Gerico. I negoziati per lo status permanente sarebbero cominciati non appena possibile tra israeliani e palestinesi. I negoziati avrebbero dovuto coprire le questioni rimanenti, comprese: Gerusalemme, rifugiati palestinesi, insediamenti, accordi per la sicurezza, confini, relazioni e cooperazione con gli altri vicini, e altre questioni di interesse comune.
Ci sarebbe stato un trasferimento di autorità tra le forze di difesa israeliane e i palestinesi autorizzati, riguardanti educazione e cultura, salute, assistenza sociale, tassazione diretta e turismo.
Il Consiglio avrebbe costituito una robusta forza di polizia, mentre Israele avrebbe continuato ad avere la responsabilità per la difesa da minacce esterne.
Un Comitato di Cooperazione Economica israelo-palestinese sarebbe stato istituito allo scopo di sviluppare e implementare in maniera cooperativa i programmi identificati nei protocolli.
Si sarebbe attuato un ridispiegamento delle forze militari israeliane in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.
La Dichiarazione di Principi sarebbe entrata in vigore un mese dopo la sua firma. Tutti i protocolli annessi alla Dichiarazione di Principi e i verbali concordati che la riguardavano, sarebbero stati considerati come parte di essa.
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