LO SCANDALO DELLE CAMELIE
Fiori, infiora, rifiorirà
...
C'è tutto un microcosmo
di termini floreali che arreda il mondo chiuso della Traviata, forse
l'opera più popolare di Verdi, la cui protagonista, non
dimentichiamolo, di nome fa Violetta e ha per amica Flora. E poi ci
sono le rose, che entrano in scena quando la gracile traviata, ormai
morente, sussurra con un filo di voce "Le rose del volto già
son pallenti". E le camelie che campeggiano nel titolo di
Alexandre Dumas, La Dame aux camélie (dove la protagonista si chiama
Margherita), scelto da Verdi insieme al librettista Francesco Maria
Piave nel 1853 come soggetto per la sua diciannovesima opera in
quattordici anni, un'opera che all'epoca avrebbe scandalizzato le
platee, e per questo fu ostacolata in tutti i modi dalla censura.
Scandalosa
contemporaneetà. Dunque Traviata si ambienta fra odori di
mobiluio per bene, fruscii di tessuti ricamati e fiori destinati ad
appassire. Un mondo decadente, o crepuscolare, alla Guido Guzzano, ma
con mezzo secolo d'anticipo, un mondo ben diverso dalle consuete
ambientazioni del melodramma – piazze medioevali, cripte di chiese,
palazzi ducali, osterie, caverne, prigioni – e anzi fin troppo
vicino alla realtà quotidiana vissuta dal pubblico di metà
Ottocento. Non per nulla alla première alla Fenice di Venezia il 6
marzo 1853, per fugare ogni ambiguità e riferimento scandaloso ai
costumi dell'epoca, l'azione fu spostata nel 1700 circa.
Giusepe Martini
Istituto nazionale studi verdiani
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