Ogni
volta che parliamo dell’altro, siamo confrontati a qualcosa che ci disturba.
Immediatamente. Quasi per definizione. L’altro, infatti, proprio in quanto
altro, turba e destabilizza. Anche solo perché ci obbliga a confrontarci alla differenza. E quando parlo di
differenza, non mi riferisco solo alla differenza degli altri, ma anche alla
nostra stessa differenza, alla nostra alterità. Quell’alterità che ognuno di
noi si porta dentro e che, nonostante la maggior parte del tempo resti
silenziosa, si risveglia poi proprio quando siamo di fronte agli altri. In
questo senso, l’altro ci disturba e ci destabilizza proprio perché ci obbliga a
confrontarci con l’alterità che ci abita. «Je est un autre», scriveva Rimbaud «Io
è un altro». Quest’altro ci obbliga ad interrogarci sullo spazio che siamo
disposti ad accordare all’alterità, all’interno della nostra propria identità.
M. Marzano Cosa
fare delle nostre ferite?La fiducia e l’accettazione dell’altro.
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