Da Trutzy |
Possiamo ora passare dal cerchio dell’archeologia ristretta a quello dell’archeologia generalizzata. Come abbiamo fatto vedere nella seconda parte della nostra Analitica, l’intera teoria freudiana della cultura può essere trattata come una estensione analogica, a partire dal nucleo iniziale costituito dal’interpretazione del sogno e della nevrosi. Ma, dal momento che questa generalizzazione ha fornito lo spunto per un rinnovamento della dottrina che è principalmente testimoniato dalla seconda topica, non è inutile seguire il destino dell’archeologia freudiana nelle trasformazioni della teoria.
Nella misura in cui ideali e illusioni sono degli analoghi del sogno o dei sintomi nevrotici, è evidente che tutta l’interpretazione psicoanalitica della cultura è una archeologia. Il genio del freudismo è stato quello di aver smascherato la strategia del principio del piacere, forma arcaica dell’umano, al di sotto delle sue razionalizzazioni, idealizzazioni, sublimazioni. Qui consiste la funzione dell’analisi di ridurre l’apparente novità alla riemergenza dell’antico: soddisfacimento scambiato, restaurazione dell’oggetto arcaico perduto, elementi derivati dall’immagine fantastica iniziale, altrettanti nomi per designare questa restaurazione dell’antico sotto gli aspetti del nuovo. Il culmine di questo carattere archeologico del freudismo si ha evidentemente nella critica della religione. Sotto il titolo di «ritorno del rimosso», Freud ha visto ciò che si potrebbe chiamare una arcaicità di cultura, prolungando l’arcaicità onirica nelle regioni sublimi dello spirito. Le ultime opere, L’avvenire di un’illusione, Disagio nella civiltà, Mosè e il monoteismo, denunciano con accresciuta insistenza la tendenza regressiva della storia dell’umanità. Si tratta dunque di un aspetto che, anziché affievolirsi, non ha smesso di rafforzarsi.
Paul Ricoeur Della interpretazione
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