Candido aveva condotto con sé da Cadice uno di quei servitori come se ne trovano sovente sulle coste spagnole e nelle colonie. Questi era spagnolo per un quarto, nato da un meticcio nel Tucuman; era stato chierichetto, sacrestano, marinaio, frate, intermediario, soldato, lacchè. Si chiamava Cacambo ed era affezionatissimo al suo buonissimo padrone. Sellò in tutta fretta i due cavalli andalusi. “Andiamo padrone seguiamo i consigli della vecchia, partiamo e corriamo senza voltarci indietro”. Candido pianse: “O mia cara Cunegonda! Debbo proprio abbandonarvi mentre il governatore sta preparando le nostre nozze! Cunegonda condotta da tanto lontano, che ne sarà di voi?” “Sarà quel che potrà,” Disse Cacambo, “le donne sanno sempre cavarsela; Dio vede e provvede. Corriamo”. “Dove mi porti? Dove andiamo? Cosa faremo senza Cunegonda? Chiedeva Candido. “Per San Giacomo di Compostella, “ disse Cacambo, “stavate per far la guerra ai gesuiti; andiamo a farla per loro; conosco abbastanza bene le strade, vi condurrò nel loro regno; saranno entusiasti di avere un capitano che sappia manovrare alla bulgara; farete una fortuna prodigiosa; quando non c’è tornaconto in un mondo, lo si trova in un altro. Vedere e fare cose nuove è un vero piacere.”.
Voltaire “Candido o l’ottimismo”.
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