La fondazione di «Les Temps modernes» e la nuova fase dell’attività di Sartre non si spiegano senza le esperienze vissute dallo scrittore-filosofo durante la guerra e l’occupazione, senza il riferimento a quel momento particolare della storia francese, nel quale, finita la guerra, grandi cose sembravano possibili, e gli intellettuali si sentirono chiamati a contribuire alla costruzione di una fase nuova e più giusta della vita nazionale. Tematicamente, tuttavia, il luogo di origine della teoria sartriana della letteratura deve essere ricercato negli scritti del decennio precedente. Sono in particolare le pagine finali di La nausée a lasciar intravedere, attraverso le note del vecchio disco jazz, la possibilità di trascendere il tempo informe dell’esistenza, verso una dimensione diversa della temporalità e del senso. Come è noto, La nausée costituisce la mise en forme letteraria di un’esperienza fenomenologica: esperienza dell’esistenza, come immersione nella molle pesantezza delle cose nel fluire senza ragioni e senza scopi del tempo. Il diario di Roquentin inizia con la rinuncia a proseguire una permanenza di alcuni anni in Indocina; in essa si fa luce gradatamente la costatazione non solo dell’inutilità, bensì, più radicalmente, dell’impossibilità dell’avventura. Le avventure sono solo nei libri; la loro ha un verso; in esso gli attimi sono concatenati secondo un ordine; gli avvenimenti si succedono con una logica; ogni momento prepara la sua conclusione, si incammina ad essa. Altro il tempo vissuto, continuum informe, sempre uguale a se stesso, perennemente reversibile, senza direzioni, né passato né futuro; eterno presente, in cui tutto sembra sprofondare.
O. P. Franconi L’etica dell’impegno nella generazione sartriana
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