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INTELLIGENZA DISTRIBUITA


Unitamente alla tendenza alla "contestualizzazione" dell'intelligenza si è sviluppata la consapevolezza che parti significative dell'intelligenza sono "distribuite". L'intuizione fondamentale in questo caso è che non tutta l'intelligenza si trova nella nostra testa, ma risiede anche nel contesto generale entro cui viviamo.
Molta dell'"intelligenza" utilizzata tutti i giorni risiede nelle risorse umane e materiali con le quali svolgiamo la nostra attività, e dalle quali inevitabilmente dipendiamo per svolgere il nostro lavoro. Generalmente queste risorse sono risorse materiali, manufatti, quali libri, agende, file di computer e cose di questo genere. Non vi è dubbio, infatti, che in un mondo acculturato, in una società definita della conoscenza, molto di ciò da cui dipendiamo si riferisca necessariamente a queste cose.
Ma non è tutto, è altrettanto importante considerare come parti della nostra "intelligenza distribuita" anche le risorse umane, altri individui. La maggior parte di chi lavora non fa esclusivamente riferimento alle proprie competenze e alla propria capacità di capire, ma si rivolge regolarmente anche ad altre persone nel proprio ambiente di lavoro, con le quali interagisce costantemente. Di rado un solo individuo possiede tutte le conoscenze necessarie; molto più frequentemente, queste sono "distribuite" fra diversi i membri di un ufficio, di un luogo di lavoro ecc…
I nostri sforzi di esaminare questo aspetto, che ho definito di "distribuzione" dell'intelligenza, si sono concentrati in due progetti: "Arts Propel" e " Key School".
In Arts Propel, un progetto cooperativo per la valutazione delle arti e delle scienze umane, chiediamo agli studenti di tenere dettagliati "processfolios"- una sorta di portfolio di "processo", con le documentazioni complete del loro progredire nel progetto, dal concepimento iniziale, schizzi provvisori e bozze, via via fino ai piani definitivi che risulteranno dalla realizzazione completa del progetto stesso. Noi crediamo infatti che l'apprendimento degli studenti venga significativamente valorizzato quando questi possono avere un riscontro progressivo e continuativo dei tentativi che sono venuti via via facendo, e che sono raccolti nei loro "processfolios" , che costituiscono una documentazione in permanente evoluzione.
Nella Key School, una scuola elementare di Indianapolis, ogni giorno i bambini sono immersi in contesti che alimentano i diversi tipi di intelligenza. In questa scuola pubblica sperimentale, gli studenti realizzano ogni anno, all'interno del loro curricolo e come parte integrante di esso, tre progetti su di un tema. L' interesse su cui si concentra la nostra ricerca è quello di sviluppare metodi mediante i quali potere valutare i progetti in modo giusto e comprensivo delle diverse componenti. Ad esempio, parte della valutazione è centrata sui modi in cui si sviluppa la partecipazione cooperativa al progetto: le risorse umane e materiali coinvolte nella preparazione del progetto, l'aiuto dato da altri nella presentazione del progetto, e le reazioni sia dei compagni che degli esperti nei confronti del progetto finale. Questa presenza di elementi "extra- individuo" deliberatamente inclusi nelle nostre valutazioni, ha lo scopo preciso di far capire alla comunità l'importanza degli "aspetti distribuiti dell'intelligenza".
Allo stesso tempo vogliamo contestare l'idea, assolutamente maggioritaria, secondo cui tutto l'apprendimento deve esistere entro il solo cervello, sia che "quel cervello" sia a casa, a scuola o nel posto di lavoro.
Finora ho riferito di "fasi" storiche che sono già state percorse o quantomeno avviate. Le ultime due fasi di cui parlerò rappresentano invece speranze per il lavoro futuro sull'intelligenza, sia nell'ambito della nostra ricerca sia in quella di altre ricerche in altre parti del mondo.

H. Gardner Le sette fasi nella comprensione dell'intelligenza

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