In tutti i casi in cui vi sia la presenza di volontà non soltanto diverse ma contrastanti, si apre un possibile spazio per il potere. Esso diventa reale quando l'opposizione dei fini, così come degli interessi e/o dei valori che ne sono alla base, diventa esplicita.
Il potere è così un fenomeno rintracciabile all'interno di gran parte delle relazioni sociali che quotidianamente instauriamo con i più diversi soggetti, individuali e collettivi. È quanto avviene appena sussista un qualche grado di complementarietà fra i soggetti o una qualche asimmetria nella distribuzione delle risorse. Se Ego ha bisogno di risorse o servizi che solo Alter detiene e può dargli, Alter si trova in una posizione potenziale di potere. Non soltanto può ottenere uno scambio o un contratto favorevole, ma può riuscire a far fare (o a non fare) se non fosse stato in una situazione di bisogno tanto critica.
Da queste brevi considerazioni segue che il potere non è, come nell'immagine diffusa, qualcosa che è esercitato dall'alto o che risiede ai «piani alti». Non è il Potere deificato con la P maiuscola: il Palazzo, lo Stato, il Capitale, l'Impero o Dio. La rappresentazione comune del potere come una realtà pensata in verticale induce in errore. Per capirne la specificità, occorre pensarlo in orizzontale. Due soggetti possono anche essere collocati in verticale, essere ad esempio disposti gerarchicamente – come un capo e un subordinato (un sub-ordinato), un governante e un suddito, un conquistatore e un prigioniero – tuttavia, se tra di essi ha luogo uno scontro di potere, ecco che, per quanto squilibrate siano le risorse di cui dispongono, vengono a disporsi in orizzontale. Come riprova è assai probabile che il forte – il capo, il governante, il conquistatore – reagisca all'insubordinazione (in-subordinazione), cioè all'ardire mostrato dal debole di porsi alla pari, tanto da sfidare la sua superiorità. Ma se il potere va pensato in orizzontale, allora vuol dire che esso promana da entrambe le parti e non da una parte sola, come potrebbe essere se, in verticale, scaturisse dall'alto.
Quando vi è potere vi è opposizione e scontro, attuale o potenziale, di volontà. Dunque quella di potere non è soltanto un'azione, ma anche una relazione sociale: un tipo di relazione sociale distinta dalle altre, per quanto possa essere incapsulata in altri tipi di relazione sociale, in particolare in quella di conflitto, di guerra e, in certi casi, in quella di competizione. Sempre la guerra, spesso il conflitto, a volte la competizione si svolgono tramite azioni e relazioni di potere. Per affermare le proprie visioni, ad esempio della giustizia, due partiti o due candidati potrebbero configgere semplicemente cercando di screditare o demolire con argomenti, razionali o propagandistici, ciascuno la visione dell'altro agli occhi dell'opinione pubblica e dell'elettorato. Può accadere che non basti o che si preferisca seguire un'altra strada: quella del potere. Si faranno circolare sulla stampa notizie infamanti, si monteranno ricatti, si faranno giungere avvertimenti mafiosi, si farà pressione su gruppi di interesse o su soggetti istituzionali perché a loro volta facciano pressione sulla controparte affinché rinunci al proprio progetto o sia costretta a cambiarlo nel senso voluto. In certi casi si ricorrerà alla violenza, aperta o coperta.
Il potere, pertanto, è la relazione sociale in cui le azioni dei soggetti sono volte ad affermare volontà contrarie. Poiché può accadere che nessuno prevalga – che vi sia uno stallo o un armistizio sulle linee del fuoco: potere non equivale sempre a prevalere. Quando è il caso, quando l'azione è efficace, il potere è definibile come l'affermazione della volontà di Ego, che ottiene da Alter il comportamento desiderato, nonostante la sua volontà contraria. Pertanto, il potere è, in generale, l'azione di Ego orientata ad ottenere da Alter il comportamento voluto, nonostante la sua volontà contraria.
Ceri, Sociologia, I soggetti, le strutture, i contesti
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