Egregio Signor Sarte,
Solo poche settimane fa ho sentito parlare di Lei e della Sua opera. Il signor Towarnicki ha avuto la cortesia di lasciarmi il suo L’être et le néant e ho iniziato subito a studiarlo attentamente. Incontro qui per la prima volta un pensatore autonomo che ha esperito in termini fondamentali l’ambito dal quale muove il mio pensiero. La Sua opera è retta da una comprensione così immediata della mia filosofia, quale mai finora mi era capitato di incontrare. Desidero vivamente avviare con Lei una discussione feconda e chiarire così questioni essenziali. Dopo avere scritto vent’anni fa Essere e tempo, sono sempre fermo sullo stesso problema; ma ora vedo molte cose in modo più chiaro e semplice; alcuni fraintendimenti potranno essere eliminati.
Concordo con la Sua critica all’«esser con» e con la Sua accentuazione dell’essere-uno-per-l’altro, e in parte concordo anche con la Sua critica all’esplicazione della morte; Essere e tempo, e in particolare la parte che venne pubblicata, è solo una via e la questione decisiva, che in Dell’essenza del fondamento ho appena sfiorato, non vi è ancora affatto sviluppata. L’introduzione e la conclusione della Sua opera sono per me molto stimolanti; in effetti penso tali questioni in una connessione originaria con la storia, in particolare con l’inizio del pensiero occidentale che finora è completamente occultato dal predominio del platonismo. Spero di avere finalmente la possibilità, in tempi ragionevoli, di pubblicare i miei lavori maggiori.
Terrei molto ad avere un’altra copia della Sua opera, poiché allora potrei studiarla in modo del tutto diverso; intendo infatti pronunciarmi in merito ad alcune questioni fondamentali e riportare così insieme a Lei il pensiero a un punto dal quale esso divenga esperibile come un accadimento fondamentale della storia e porti l’uomo odierno in un riferimento originale all’essere.
Sarebbe bello se una volta nel corso dell’inverno Lei potesse venire qui. Nel nostro piccolo rifugio potremmo parlare insieme di filosofia e fare gite sugli sci nella Foresta Nera.
Attendevo già con molta gioia l’incontro a Baden-Baden: ma da quanto promette la premura comprensiva ed entusiasta del Signor Towarnicki mi è lecito sperare che ora l’incontro sarà ancora più fecondo. Si tratta di cogliere e di esprimere con la massima serietà la situazione attuale del mondo, al di là di tutti i meri settarismi, le mode, gli indirizzi scolastici, così da ridestare finalmente l’esperienza decisiva di quanto abissalmente si celi nel nulla essenziale la ricchezza dell’essere.
La saluto come compagno di cammino e battistrada,
Suo Martin Heidegger
La sua opera capitale va sicuramente tradotta in tedesco.
Solo poche settimane fa ho sentito parlare di Lei e della Sua opera. Il signor Towarnicki ha avuto la cortesia di lasciarmi il suo L’être et le néant e ho iniziato subito a studiarlo attentamente. Incontro qui per la prima volta un pensatore autonomo che ha esperito in termini fondamentali l’ambito dal quale muove il mio pensiero. La Sua opera è retta da una comprensione così immediata della mia filosofia, quale mai finora mi era capitato di incontrare. Desidero vivamente avviare con Lei una discussione feconda e chiarire così questioni essenziali. Dopo avere scritto vent’anni fa Essere e tempo, sono sempre fermo sullo stesso problema; ma ora vedo molte cose in modo più chiaro e semplice; alcuni fraintendimenti potranno essere eliminati.
Concordo con la Sua critica all’«esser con» e con la Sua accentuazione dell’essere-uno-per-l’altro, e in parte concordo anche con la Sua critica all’esplicazione della morte; Essere e tempo, e in particolare la parte che venne pubblicata, è solo una via e la questione decisiva, che in Dell’essenza del fondamento ho appena sfiorato, non vi è ancora affatto sviluppata. L’introduzione e la conclusione della Sua opera sono per me molto stimolanti; in effetti penso tali questioni in una connessione originaria con la storia, in particolare con l’inizio del pensiero occidentale che finora è completamente occultato dal predominio del platonismo. Spero di avere finalmente la possibilità, in tempi ragionevoli, di pubblicare i miei lavori maggiori.
Terrei molto ad avere un’altra copia della Sua opera, poiché allora potrei studiarla in modo del tutto diverso; intendo infatti pronunciarmi in merito ad alcune questioni fondamentali e riportare così insieme a Lei il pensiero a un punto dal quale esso divenga esperibile come un accadimento fondamentale della storia e porti l’uomo odierno in un riferimento originale all’essere.
Sarebbe bello se una volta nel corso dell’inverno Lei potesse venire qui. Nel nostro piccolo rifugio potremmo parlare insieme di filosofia e fare gite sugli sci nella Foresta Nera.
Attendevo già con molta gioia l’incontro a Baden-Baden: ma da quanto promette la premura comprensiva ed entusiasta del Signor Towarnicki mi è lecito sperare che ora l’incontro sarà ancora più fecondo. Si tratta di cogliere e di esprimere con la massima serietà la situazione attuale del mondo, al di là di tutti i meri settarismi, le mode, gli indirizzi scolastici, così da ridestare finalmente l’esperienza decisiva di quanto abissalmente si celi nel nulla essenziale la ricchezza dell’essere.
La saluto come compagno di cammino e battistrada,
Suo Martin Heidegger
La sua opera capitale va sicuramente tradotta in tedesco.
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