La magia e la religione nascono e funzionano ambedue in situazioni di tensione emotiva: crisi esistenziali, carenze in occupazioni importanti, morte e iniziazione ai misteri tribali, amore infelice e odio insoddisfatto. Sia la magia sia la religione offrono scampo da situazioni e impasse tali da non offrire altra via d’uscita pratica all’infuori del rituale e della fede nel regno del sovrannaturale. Questo regno abbraccia, nella religione, le credenze nei fantasmi e negli spiriti, il presentimento primitivo della provvidenza, i custodi dei misteri tribali; nella magia, la forza e la virtù primordiali della magia. Sia la magia sia la religione si basano strettamente sulla tradizione mitologica ed esistono ambedue in un’atmosfera di miracoloso, in una costante rivelazione del loro potere di operare miracoli. Ambedue sono circondate da tabù e pratiche che separano le loro azioni da quelle del mondo profano.
Ora, cosa distingue la magia dalla religione? Abbiamo preso come punto di partenza una distinzione ben precisa e tangibile: abbiamo definito la magia, all’interno della sfera del sacro, come un’arte pratica consistente in azioni che sono solo mezzi per un fine preciso che ci si attende segua più tardi; la religione, come un insieme di azioni indipendenti che sono esse stesse la realizzazione del proprio scopo. Possiamo adesso approfondire questa differenza. L’arte pratica della magia ha la sua tecnica limitata e circoscritta: formula magica, rito e la condizione dell’esecutore costituiscono sempre la sua banale trinità. La religione, con i suoi aspetti e obiettivi complessi, non ha una tale semplice tecnica, e la sua unità non può cogliersi né nella forma delle sue azioni né nell’uniformità del suo oggetto, ma piuttosto nella funzione che adempie e nel valore del suo credo e del suo rituale. Ancora, il credo della magia, in relazione alla sua natura puramente pratica, è strettamente semplice. La magia è sempre affermazione del potere dell’uomo di causare certi effetti determinati con una determinata formula magica e un determinato rito. Nella religione d’altra parte abbiamo fatto tutto un mondo soprannaturale di fede: il pantheon degli spiriti e dei demoni, le potenze benigne del totem, dello spirito guardiano, del dio tribale, la visione della vita futura, creano una seconda realtà sovrannaturale per l’uomo primitivo.
B. Malinowski Magia, scienza, religione
Ora, cosa distingue la magia dalla religione? Abbiamo preso come punto di partenza una distinzione ben precisa e tangibile: abbiamo definito la magia, all’interno della sfera del sacro, come un’arte pratica consistente in azioni che sono solo mezzi per un fine preciso che ci si attende segua più tardi; la religione, come un insieme di azioni indipendenti che sono esse stesse la realizzazione del proprio scopo. Possiamo adesso approfondire questa differenza. L’arte pratica della magia ha la sua tecnica limitata e circoscritta: formula magica, rito e la condizione dell’esecutore costituiscono sempre la sua banale trinità. La religione, con i suoi aspetti e obiettivi complessi, non ha una tale semplice tecnica, e la sua unità non può cogliersi né nella forma delle sue azioni né nell’uniformità del suo oggetto, ma piuttosto nella funzione che adempie e nel valore del suo credo e del suo rituale. Ancora, il credo della magia, in relazione alla sua natura puramente pratica, è strettamente semplice. La magia è sempre affermazione del potere dell’uomo di causare certi effetti determinati con una determinata formula magica e un determinato rito. Nella religione d’altra parte abbiamo fatto tutto un mondo soprannaturale di fede: il pantheon degli spiriti e dei demoni, le potenze benigne del totem, dello spirito guardiano, del dio tribale, la visione della vita futura, creano una seconda realtà sovrannaturale per l’uomo primitivo.
B. Malinowski Magia, scienza, religione
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