La parola politeía indica in greco tre cose che in apparenza sono distinte: il regime politico, il corpo civico e il diritto di cittadinanza. Ciò può sembrare strano a chi vive in società industrializzate in cui non c’è un nesso preciso tra il diritto di cittadinanza e il regime politico; in cui vi è una parte dei cittadini dedita di fatto “professionalmente” all’attività politica, mentre la maggioranza vi è coinvolta solo di tanto in tanto (a meno che non si inserisca in quegli organismi istituzionali che sono i partiti, specialmente i grandi partiti di massa) e soprattutto non partecipa alla gestione diretta del potere decisionale. Nelle poleis elleniche, democratiche o oligarchiche che fossero, appartenenza al corpo civico, diritto di cittadinanza e tipo di regime politico sono in rapporto strettissimo e per questo era usato lo stesso termine, anche nello stesso contesto. Dice Isocrate nell’Areopagitico:
…solo la politeía è l’anima della città, e ha tanto potere quanto ne ha la mente nel corpo. Proprio il corpo civico (politeía) delibera intorno a ogni questione e si fa custode di ciò che è buono, mentre evita i mali. È inevitabile che sia le leggi, che gli oratori, che i privati cittadini si modellino su di questo e che ciascuno viva bene o male a seconda del tipo di ordinamento costituzionale (politeía) che ha.[1]
C. Ampolo La politica in Grecia
[1] Isocrate, Areopagitico 14.
…solo la politeía è l’anima della città, e ha tanto potere quanto ne ha la mente nel corpo. Proprio il corpo civico (politeía) delibera intorno a ogni questione e si fa custode di ciò che è buono, mentre evita i mali. È inevitabile che sia le leggi, che gli oratori, che i privati cittadini si modellino su di questo e che ciascuno viva bene o male a seconda del tipo di ordinamento costituzionale (politeía) che ha.[1]
C. Ampolo La politica in Grecia
[1] Isocrate, Areopagitico 14.
Commenti