Allora la scelta di vivere insieme [con gli amici] considerando la questione da un certo punto di vista si potrebbe crederla sciocca: in primo luogo a proposito delle cose che sono comuni anche agli altri animali, come il mangiare insieme e il bere insieme: che differenza c’è, infatti, nel fare queste cose stando vicini o separati, se eccettui il discorrere? D’altra parte, anche partecipare a un discorso di quelli che comunemente si fanno è un altro caso simile; e inoltre per gli amici che siano autosufficienti non è possibile né insegnare, né imparare: infatti chi impara non è lui nella condizione dovuta e se invece insegna non lo è l’amico, ma è amicizia la somiglianza. Eppure è una cosa evidente e tutti proviamo maggiore piacere nel condividere i beni con gli amici, per quanto appartiene a ciascuno e quanto migliore è possibile che sia il bene – senonché con uno degli amici condividiamo il piacere fisico, con un altro la contemplazione dell’arte, con un terzo la filosofia. All’amico deve poi essere dato anche di trovarsi insieme (perciò c’è il detto «gli amici lontani sono una pena»), sicché non bisogna allontanarsi l’uno dall’altro quando questa condizione è data. Di qui si crede anche che l’amore sia simile all’amicizia: l’amante infatti aspira alla convivenza, ma non nel modo che sarebbe più di tutti dovuto, bensì secondo i sensi.
Aristotele Etica Eudemia
Aristotele Etica Eudemia
Commenti