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LETTERA SULLA TOLLERANZA


La rettitudine dei costumi, nella quale consiste la parte certo non più piccola della religione e della pietà sincera, riguarda anche la vita civile, e coinvolge contemporaneamente la salvezza dell’anima e dello Stato; pertanto le azioni morali appartengono a entrambi i fini, quello esterno e quello interno, e sono sottoposte a entrambe le autorità, a quella del moderatore civile e a quella del moderatore privato, cioè del magistrato e della coscienza.
Ogni mortale ha un’anima immortale, capace di beatitudine o di infelicità eterna, la cui salvezza dipende soltanto da questo, che l’uomo abbia fatto e creduto in questa vita le cose che è necessario che siano fatte e credute per conciliarsi il favore della divinità, e che sono prescritte da Dio. Di qui consegue 1) che l’uomo è obbligato, prima di tutto, a osservare queste cose, e che deve porre tutta la cura, attenzione e diligenza soprattutto nel cercare e nel fare queste cose… 2) Che, poiché un uomo, praticando un culto erroneo, non viola mai il diritto di altri uomini, dal momento che non reca torto a nessun altro, quando non condivide il suo modo di pensare sulle cose divine, anche se si tratta di un modo di pensare scorretto, né, così, può fraudolentemente danneggiare la prosperità degli altri, soltanto ai singoli appartiene la cura della propria salvezza.
J. Locke Lettera sulla tolleranza

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