
Avremo ottenuto molto per la scienza estetica quando saremo giunti non solo alla comprensione logica, ma anche all’immediata sicurezza dell’intuizione del fatto che lo sviluppo dell’arte è legato alla duplicità dell’apollineo e del dionisiaco: in modo simile a come la generazione dipende dalla dualità dei sessi, attraverso una continua lotta e una riconciliazione che si manifesta solo periodicamente. Questi nomi li prendiamo a prestito dai Greci, che rendono percepibili a chi è avveduto le profonde e occulte dottrine della loro visione dell’arte non mediante concetti, bensì nelle forme incisivamente limpide del loro mondo di dei. Ad entrambe le divinità artistiche, Apollo e Dioniso, si collega la nostra conoscenza che nel mondo greco esiste un enorme contrasto, per origine e per fini, fra l’arte figurativa, l’apollineo, e l’arte non figurativa della musica, quella di Dioniso: questi impulsi così diversi procedono l’uno accanto all’altro, per lo più in aperto dissidio fra loro ed eccitandosi reciprocamente a sempre nuove e potenti creazioni per perpetuare in queste quell’antagonismo che il comune termine “arte” supera solo apparentemente; sinché infine, per un miracoloso atto metafisico della “volontà” ellenica, appaiono accoppiati l’uno con l’altro, e in questo accoppiamento generano finalmente l’opera d’arte altrettanto dionisiaca che apollinea della tragedia attica.
F. Nietzsche La nascita della tragedia
F. Nietzsche La nascita della tragedia
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