Il potere disciplinare è un potere che, in luogo di sottrarre e prevalere, ha come funzione principale quella di «addestrare» o piuttosto, di addestrare per meglio prelevare e sottrarre di più. Non incatena le forze per ridurle, esso cerca di legarle facendo in modo, nell’insieme, di moltiplicarle e utilizzarle. Invece di piegare uniformemente e in massa tutto ciò che gli è sottomesso, separa, analizza, differenzia, spinge i suoi processi di scomposizione fino alle singolarità necessarie e sufficienti. Esso «addestra» le moltitudini mobili, confuse, inutili, di corpi e di forze in una molteplicità di elementi individuali – piccole cellule separate, autonomie organiche, identità e continuità genetiche, segmenti combinatori. La disciplina «fabbrica» degli individui; essa è la tecnica specifica di un potere che si conferisce gli individui sia come oggetti sia come strumenti del proprio esercizio. Non è un potere trionfante, che partendo dal proprio eccesso può affidarsi alla propria sovrapotenza: è un potere modesto, sospettoso, che funziona sui binari di un’economia calcolata, ma permanente. Modalità umili, procedure modeste, se confrontate ai rituali maestosi della sovranità od ai grandi apparati dello Stato. Ma saranno proprio le prime ad invadere poco a poco le forme maggiori, a modificarne i meccanismi e ad imporre le loro procedure.
Michel Foucault Sorvegliare e punire
Michel Foucault Sorvegliare e punire
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