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SULL'OSPITALITA'




Ci sarebbe un’antinomia, un’antinomia insolubile, un’antinomia non dialettizzabile tra La legge dell’ospitalità da una parte, la legge incondizionata dell’ospitalità illimitata (offrire a chi giunge la propria casa e il proprio sé, offrirgli ciò che ci appartiene senza domandargli nome o contropartita, senza che sottostia ad alcuna condizione) e, dall’altra parte, le leggi dell’ospitalità, i diritti e i doveri sempre condizionati e condizionanti, così come li definisce la tradizione greco-latina, ovvero giudaico-cristiana, tutto il diritto e la filosofia del diritto fino a Kant e Hegel in particolare, attraverso la famiglia, la società civile e lo Stato………La tragedia, poiché di fatale tragedia si tratta, è che i due termini antagonisti di tale antinomia non sono simmetrici. Esiste qui una strana gerarchia. La legge sta al di sopra delle leggi. Quindi è illegale, trasgressiva, fuorilegge, come una legge anomica, nomos a-nomos, legge al di sopra delle leggi e legge fuorilegge (anomos, ricordiamo: è così che viene designato Edipo, il padre-figlio, il figlio come padre e fratello delle sue figlie)………Consideriamo innanzi tutto la distinzione tra l’ospitalità incondizionata e, d’altro canto, i diritti e i doveri che condizionano l’ospitalità. Lungi dal paralizzare il desiderio o distruggere l’esigenza di ospitalità, tale distinzione ci costringe a determinare ciò che in linguaggio kantiano potremmo chiamare (in modo approssimativo e analogico, poiché in senso stretto sono invece esclusi dal caso, e dobbiamo meditare su questa esclusione) degli schemi intermedi. Tra una legge incondizionata o un desiderio assoluto di ospitalità da una parte e, dall’altra, un diritto, una politica, un’etica condizionati, c’è distinzione, eterogeneità radicale, ma anche indissolubilità. L’una richiama, implica o prescrive l’altra…………Tutti gli esempi fin qui trascelti hanno messo in luce la stessa predominanza nella struttura del diritto dell’ospitalità e del rapporto con lo straniero, ospite o nemico che sia. Si tratta di un modello coniugale, paterno e fallogocentrico. È il despota della famiglia, il padre, il marito e padrone, il capo di casa a fare le leggi dell’ospitalità. Le rappresenta e vi si piega per piegare anche gli altri nella violenza del potere d’ospitalità, nella potenza dell’ipseità che analizziamo da qualche settimana.

Jacques Derrida Anne Dufourmantelle Sull’ospitalità

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