Se le massime speculative, di cui abbiamo parlato nel Capitolo precedente, non sono accolte da tutti, con un assenso effettivo, come abbiamo or ora provato, è molto più evidente per quanto riguarda i principî pratici che essi sono ben lontani dal ricevere un consenso universale. E credo che sarebbe assai difficile citare una norma morale di natura tale da essere accolta con un consenso così generale e così pronto come la massima «ciò che è è», o che possa passare per una verità altrettanto manifesta quanto questo principio: «È impossibile che la stessa cosa sia e non sia».
Dal che appare chiaramente che il privilegio di essere innati conviene assai meno ai principî della pratica che non a quelli della speculazione; e che si ha maggior diritto di dubitare che quelli siano naturalmente impressi nella mente, di quanto non si dubiti di questi. Non è che questo dubbio contribuisca in alcun modo a mettere in questione la verità di questi principî. Essi sono egualmente veri, anche se non siano egualmente evidenti. Le massime speculative or ora citate sono evidenti di per se stesse; ma per quanto riguarda i principî della morale, sarà solo con dei ragionamenti, con dei discorsi, e con qualche fatica della nostra mente, che ci potremo assicurare della loro verità. Essi non appaiono affatto come dei caratteri impressi naturalmente nella mente: poiché, se vi fossero effettivamente impressi in tal modo, essi dovrebbero necessariamente rendersi visibili da soli, e ogni uomo dovrebbe poterli riconoscere con certezza mediante i suoi propri lumi. Ma tutto questo non viene in alcun senso a menomare la loro verità e certezza, come non si diminuisce in nulla la verità e la certezza di questa proposizione, che i tre angoli di un triangolo sono eguali a due retti, quando si dice che essa non è così evidente come quest’altra proposizione: «Il tutto è più grande della sua parte», e che essa non è altrettanto adatta ad essere accolta non appena la si senta enunciare per la prima volta. Basta che queste regole morali siano suscettibili di venir dimostrate: per cui sarà colpa nostra se non verremo ad assicurarci con certezza della loro verità. Ma dal fatto che molte persone ignorino assolutamente queste regole, e altre le accolgano con lentezza, appare chiaro che esse non sono per niente affatto innate, e che esse sono ben lontane dal presentarsi di per se stesse all’intelligenza di tali persone, ove queste non si diano la pena di ricercarle.
Locke Saggio sull’intelligenza umana
Dal che appare chiaramente che il privilegio di essere innati conviene assai meno ai principî della pratica che non a quelli della speculazione; e che si ha maggior diritto di dubitare che quelli siano naturalmente impressi nella mente, di quanto non si dubiti di questi. Non è che questo dubbio contribuisca in alcun modo a mettere in questione la verità di questi principî. Essi sono egualmente veri, anche se non siano egualmente evidenti. Le massime speculative or ora citate sono evidenti di per se stesse; ma per quanto riguarda i principî della morale, sarà solo con dei ragionamenti, con dei discorsi, e con qualche fatica della nostra mente, che ci potremo assicurare della loro verità. Essi non appaiono affatto come dei caratteri impressi naturalmente nella mente: poiché, se vi fossero effettivamente impressi in tal modo, essi dovrebbero necessariamente rendersi visibili da soli, e ogni uomo dovrebbe poterli riconoscere con certezza mediante i suoi propri lumi. Ma tutto questo non viene in alcun senso a menomare la loro verità e certezza, come non si diminuisce in nulla la verità e la certezza di questa proposizione, che i tre angoli di un triangolo sono eguali a due retti, quando si dice che essa non è così evidente come quest’altra proposizione: «Il tutto è più grande della sua parte», e che essa non è altrettanto adatta ad essere accolta non appena la si senta enunciare per la prima volta. Basta che queste regole morali siano suscettibili di venir dimostrate: per cui sarà colpa nostra se non verremo ad assicurarci con certezza della loro verità. Ma dal fatto che molte persone ignorino assolutamente queste regole, e altre le accolgano con lentezza, appare chiaro che esse non sono per niente affatto innate, e che esse sono ben lontane dal presentarsi di per se stesse all’intelligenza di tali persone, ove queste non si diano la pena di ricercarle.
Locke Saggio sull’intelligenza umana
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