Diciamo noi che esiste un uguale? Non intendo un uguale come legno a legno, né come pietra a pietra, né nulla di simile, ma intendo un uguale che è al di là di tutte queste cose uguali e che è qualcosa di diverso da queste: insomma, l’uguale in sé. Ebbene, diciamo noi che esiste oppure no?.....E conosciamo forse anche quello che esso è in se stesso?......E da dove abbiamo appresa la conoscenza di esso? Non è forse vero che, partendo dalle cose di cui poco fa dicevamo, cioè legni o pietre o altri oggetti del genere, nel vedere che sono uguali, siamo stati spinti a pensare a quell’uguale che è diverso da questi? O non ti sembra che esso sia diverso? E considera la cosa anche da questo punto di vista: le pietre e i legni sono uguali, pur rimanendo i medesimi, non sembrano, talvolta, a qualcuno uguali e ad altri no?....E allora È mai possibile che gli uguali in sé possano apparire disuguali, e che l’uguaglianza possa apparire disuguaglianza?....Allora, non sono la medesima cosa le cose uguali particolari e l’uguale in sé.….Di certo però partendo da queste cose uguali particolari che sono diverse da quell’uguale in sé, hai potuto raggiungere e cogliere la conoscenza di quell’uguale…..Se, quando vedi una cosa, per la vista di questa pensi ad un’altra, simile o dissimile che sia, questo che ha luogo è necessariamente un processo di reminiscenza…..E allora siamo d’accordo che quando qualcuno, vedendo qualche cosa, ragiona così:”questa che io ora vedo è qualche cosa che vuole essere come un’altra, cioè come uno degli esseri che sono per sé, ma rispetto ad esso è manchevole e non riesce ad essere come quello ed è inferiore a quello”; ebbene, siamo d’accordo che chi ragiona in questo modo necessariamente deve aver prima visto ciò al quale dice che la cosa assomiglia, sì, ma somiglia in modo difettoso?
Platone Fedone
Platone Fedone
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