
In Addio ad Emmanuel Lévinas Derrida afferma che nel pronunciare il “benvenuto” si presuppone di essere a casa propria. Nei riguardi di questa presupposizione però nutre delle perplessità «appropriandosi in tal modo di un luogo per accogliere l’altro o peggio accogliendo l’altro per appropriarsi di un luogo e parlare così il linguaggio dell’ospitalità – e senza dubbio, come chiunque altro, non ho qui alcuna pretesa, ma la preoccupazione per una simile usurpazione»[1] .
Derrida si propone di interpretare come Lévinas ha inteso le parole “accoglienza” e “ospitalità”. L’apertura in generale può essere pensata a partire dall’ospitalità e dall’accoglienza. Il filosofo si chiede se l’etica dell’ospitalità di Levinas può fondare un diritto e una politica. C’è uno iato o una derivazione tra l’etica, la filosofia, prima dell’ospitalità e un diritto e una politica dell’ospitalità?
[1] J. Derrida Addio ad Emmanuel Lévinas
Elena Ambrosini Derrida: Differenza e Cosmopolitismo, Tesi di Laurea A.A. 2001-2002
Derrida si propone di interpretare come Lévinas ha inteso le parole “accoglienza” e “ospitalità”. L’apertura in generale può essere pensata a partire dall’ospitalità e dall’accoglienza. Il filosofo si chiede se l’etica dell’ospitalità di Levinas può fondare un diritto e una politica. C’è uno iato o una derivazione tra l’etica, la filosofia, prima dell’ospitalità e un diritto e una politica dell’ospitalità?
[1] J. Derrida Addio ad Emmanuel Lévinas
Commenti