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La figura del servo-signore



«L’autocoscienza è in sé e per sé in quanto e perché essa è in sé e per sé per un’altra: ossia essa è soltanto come qualcosa di riconosciuto.»
«L’una è la coscienza indipendente alla quale è essenza l’esser per sé; l’altra è la coscienza dipendente alla quale è essenza la vita o l’esser per un altro; l’uno è il signore, l’altro è il servo.»
«Il signore si rapporta alla cosa in guisa mediata, attraverso il servo; anche il servo, in quanto autocoscienza in genere, si riferisce negativamente alla cosa e la toglie; ma per lui la cosa è in pari tempo indipendente; epperò col suo negarla non potrà mai distruggerla completamente; ossia il servo con il suo lavoro non fa che trasformarla. Invece, per tale mediazione, il rapporto immediato diviene per il signore la pura negazione della cosa stessa, ossia il godimento.»
«La coscienza inessenziale è quindi per il signore l’oggetto costituente la verità della certezza di se stesso… egli non è dunque certo dell’esser per sé come verità… la verità della coscienza indipendente è perciò la coscienza servile…»
«Ma come la signoria mostrava che la propria essenzLa è l’inverso di ciò che la signoria stessa vuole essere, così la servitù nel proprio compimento diventerà piuttosto il contrario di ciò che essa è immediatamente.»ù
Hegel Fenomenologia dello spirito, questi passaggi sono tratti dalla traduzione italiana di Vincenzo Cicero, pubblicata da Rusconi Libri.

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