Passa ai contenuti principali

VISUALIZZAZIONI BLOG

LE VIRTU'


codebase="http://download.macromedia.com/pub/shockwave/cabs/flash/swflash.cab#version=5,0,42,0"
id="finestra2" width="260" height="207">





pluginspage="http://www.macromedia.com/go/getflashplayer"
width="260" height="207"
name="finestra2" src="http://xoomer.alice.it/dreamsgraphic/finestra2.swf"
quality="high"
swLiveConnect="true" allowScriptAccess="samedomain"
>



Dopo di ciò bisogna esaminare che cosa è la virtù. Poiché dunque, gli atteggiamenti interni dell’anima sono tre, passioni capacità disposizioni, la virtù deve essere uno di questi. Chiamo passioni il desiderio, l’ira, la paura, la temerarietà, l’invidia, la gioia, l’amicizia, l’odio, la brama, la gelosia, la pietà, e in generale tutto ciò cui segue piacere o dolore. Chiamo, invece, capacità ciò per cui si dice che noi possiamo provare delle passioni, per esempio, ciò per cui abbiamo la possibilità di adirarci o di addolorarci o di sentir pietà. Disposizioni, infine, quelle per cui ci comportiamo bene o male in rapporto alle passioni. Passioni, dunque non sono né le virtù né i vizi, perché non è per le passioni che siamo chiamati uomini di valore o miserabili, bensì per le virtù e i vizi, e perché non è per le passioni che siamo lodati e biasimati (infatti non si loda né chi prova paura né chi si adira, né si biasima chi semplicemente si adira, ma chi si adira in un certo modo), mentre siamo lodati o biasimati per le virtù ed i vizi. Inoltre, ci adiriamo o proviamo paura senza una scelta, mentre le virtù sono un certo tipo di scelta o non sono senza una scelta. Oltre a questo si dice che siamo mossi secondo le passioni, ma che secondo le virtù ed i vizi non siamo mossi, ma posti in una certa disposizione. Perciò essi non sono neppure delle capacità. Infatti non siamo chiamati buoni o cattivi, né siamo lodati o biasimati per il semplice fatto di poter provare delle passioni; inoltre, abbiamo per natura la capacità di esserlo, ma non diventiamo buoni o cattivi per natura: abbiamo parlato di questo prima. Se dunque le virtù non sono né passioni né capacità, rimane che siano delle disposizioni. Ciò che è la virtù dal punto di vista del genere, è stato detto.
Aristotele Etica Nicomachea

Commenti

Post popolari in questo blog

NIETZSCHE: "ECCE HOMO"

Indipendentemente dal fatto che sono un décadent sono anche il suo contrario. Prova ne è, tra l'altro che contro le condizioni spiacevoli ho sempre scelto, istintivamente, gli strumenti adatti: mentre il decadént in sé sceglie sempre gli strumenti che lo danneggiano. Come summa summarum ero sano; ma nel dettaglio nella peculiarità ero décadent . Quell'energia per conquistare un assoluto isolamento e distacco dalle condizioni abituali, la violenza con la quale mi sono imposto di non lasciarmi più curare, servire, coccolare dai medici – tutto questo tradisce l'assoluta sicurezza dell'istinto per quanto riguarda ciò, di cui allora, avevo soprattutto bisogno. Mi presi in mano, mi guarii io stesso: la condizione per questo – ogni fisiologo lo ammetterà – è che si sia fondamentalmente sani. Un essere fondamentalmente morboso non può guarire,   tanto meno guarirsi; per uno tipicamente sano, al contrario la malattia può essere addirittura un energico sti...

Josè Saramago: "L'ira dei miti" da "L'uomo duplicato

La denuncia che abbiamo appena fatto dell’assenza della lacrima nella teoria della medicina umorale non significa che i miti, per natura più sensibili, e dunque più propensi a tale manifestazione liquida dei sentimenti, girino tutto il santo giorno con il fazzoletto in mano soffiandosi il naso e asciugandosi ogni minuto gli occhi pesti per il pianto. Significa, piuttosto, che una persona, uomo o donna che sia, potrà benissimo macerarsi nel proprio intimo per effetto della solitudine, dell’abbandono, della timidezza, di quello che i dizionari descrivono come uno stato affettivo scatenato nei rapporti sociali e con manifestazioni volitive, posturali e neurovegetative e, nonostante ciò, a volte addirittura per via di una semplice parola, per un nonnulla, per un gesto ben intenzionato ma di eccessiva protezione, come quello che è sfuggito poco fa al professore di Matematica, ecco che all’improvviso il pacifico, il docile, il sottomesso scompaiono dalla scena e al loro posto, sconcertante e...

G. Pestalozzi: Leonardo e Gertrude

All'infuori dell'insegnamento dei suoni e delle semplici parole che ne derivano, Gertrude non pronunciava nessuna parola dinanzi ai figli con la pura ed unilaterale intenzione di insegnar a parlare, ancor meno con l'intenzione di far acquistare loro delle cognizioni, insegnando loro a parlare; e non si preoccupava affatto di insegnare loro il nome degli oggetti, che essi già conoscevano, come vera e propria materia di studio e di farglieli pervenire alle loro orecchie. Ella parlava con i figlioli sopra gli oggetti da loro conosciuti solo ed esclusivamente per contribuire a far loro conoscere, anche per mezzo del linguaggio, il fatto della vita, le impressioni prodotte dalle intuizioni e le conseguenze delle loro esperienze nei riguardi di questi oggetti secondo i loro rapporti con essi. [...] Ogni parola che essa pronunciava con il suo bambino era in intimo nesso con la verità della sua vita e del suo ambiente e sotto questo riguardo erano lo spirito e la vita stessi....