Passa ai contenuti principali

VISUALIZZAZIONI BLOG

IL MONDO COME VOLONTA' E RAPPRESENTAZIONE


Rispondiamo che questo compito è svolto dall’arte, opera del genio. Essa ripete nella materia le Idee eterne oggetto di un suo atto di pura contemplazione, e a seconda della materia in cui tale ripetizione si realizza è arte figurativa, poesia o musica. La sua unica origine la conoscenza delle idee; il suo unico scopo la comunicazione di tale conoscenza. La scienza, seguendo la corrente instabile e irrequieta delle cause e degli effetti, ad ogni obiettivo raggiunto è spinta oltre e non raggiunge mai un obiettivo finale e, in esso, il pieno soddisfacimento, così come non si può, correndo, sperar di raggiungere quel punto in cui le nuvole toccano l’orizzonte. Tutto il contrario accade per l’arte che in ogni momento realizza lo scopo finale, perché sottrae l’oggetto della sua contemplazione al flusso che domina il corso del mondo, e se lo pone davanti isolato: e questo momento singolo che nel fluire del mondo non costituiva che una particella sfuggente, diventa per l’arte un rappresentante del tutto, un equivalente di ciò che è infinitamente molteplice nello spazio e nel tempo. Per questo l’arte si riferisce al singolo, arresta la ruota del tempo, le relazioni svaniscono di fronte a lei, e solo ciò che è essenziale, l’Idea, costituisce il suo tema. Noi possiamo perciò definire l’arte come quel modo di trattazione che si riferisce agli oggetti indipendentemente dalla legge del fondamento razionale; in opposizione al metodo seguito dall’esperienza e dalla scienza che su tale fondamento appoggia.
A. Schopenauer Il mondo come volontà e rappresentazione

Commenti

Post popolari in questo blog

NIETZSCHE: "ECCE HOMO"

Indipendentemente dal fatto che sono un décadent sono anche il suo contrario. Prova ne è, tra l'altro che contro le condizioni spiacevoli ho sempre scelto, istintivamente, gli strumenti adatti: mentre il decadént in sé sceglie sempre gli strumenti che lo danneggiano. Come summa summarum ero sano; ma nel dettaglio nella peculiarità ero décadent . Quell'energia per conquistare un assoluto isolamento e distacco dalle condizioni abituali, la violenza con la quale mi sono imposto di non lasciarmi più curare, servire, coccolare dai medici – tutto questo tradisce l'assoluta sicurezza dell'istinto per quanto riguarda ciò, di cui allora, avevo soprattutto bisogno. Mi presi in mano, mi guarii io stesso: la condizione per questo – ogni fisiologo lo ammetterà – è che si sia fondamentalmente sani. Un essere fondamentalmente morboso non può guarire,   tanto meno guarirsi; per uno tipicamente sano, al contrario la malattia può essere addirittura un energico sti...

Josè Saramago: "L'ira dei miti" da "L'uomo duplicato

La denuncia che abbiamo appena fatto dell’assenza della lacrima nella teoria della medicina umorale non significa che i miti, per natura più sensibili, e dunque più propensi a tale manifestazione liquida dei sentimenti, girino tutto il santo giorno con il fazzoletto in mano soffiandosi il naso e asciugandosi ogni minuto gli occhi pesti per il pianto. Significa, piuttosto, che una persona, uomo o donna che sia, potrà benissimo macerarsi nel proprio intimo per effetto della solitudine, dell’abbandono, della timidezza, di quello che i dizionari descrivono come uno stato affettivo scatenato nei rapporti sociali e con manifestazioni volitive, posturali e neurovegetative e, nonostante ciò, a volte addirittura per via di una semplice parola, per un nonnulla, per un gesto ben intenzionato ma di eccessiva protezione, come quello che è sfuggito poco fa al professore di Matematica, ecco che all’improvviso il pacifico, il docile, il sottomesso scompaiono dalla scena e al loro posto, sconcertante e...

G. Pestalozzi: Leonardo e Gertrude

All'infuori dell'insegnamento dei suoni e delle semplici parole che ne derivano, Gertrude non pronunciava nessuna parola dinanzi ai figli con la pura ed unilaterale intenzione di insegnar a parlare, ancor meno con l'intenzione di far acquistare loro delle cognizioni, insegnando loro a parlare; e non si preoccupava affatto di insegnare loro il nome degli oggetti, che essi già conoscevano, come vera e propria materia di studio e di farglieli pervenire alle loro orecchie. Ella parlava con i figlioli sopra gli oggetti da loro conosciuti solo ed esclusivamente per contribuire a far loro conoscere, anche per mezzo del linguaggio, il fatto della vita, le impressioni prodotte dalle intuizioni e le conseguenze delle loro esperienze nei riguardi di questi oggetti secondo i loro rapporti con essi. [...] Ogni parola che essa pronunciava con il suo bambino era in intimo nesso con la verità della sua vita e del suo ambiente e sotto questo riguardo erano lo spirito e la vita stessi....