Passa ai contenuti principali

VISUALIZZAZIONI BLOG

OGGETTI



Mi sono già riferita alla tendenza dell’Io infantile a dividere impulsi ed oggetti, e considero questa come un’altra delle attività primarie dell’Io. Questa tendenza a dividere risulta in parte dal fatto che l’Io primitivo manca in gran misura di coerenza. Ma, anche riferendomi ai miei propri concetti, è l’ansia persecutoria che rinforza la necessità di mantenere l’oggetto amato separato da quello pericoloso e quindi di dividere l’amore dall’odio. Infatti l’autoconservazione del bambino nella primissima infanzia dipende dalla sua fiducia in una buona madre. Separando i due aspetti e afferrandosi al buono il bambino conserva la sua fede in un oggetto buono e la sua capacità di amarlo; ed è questa una condizione essenziale per mantenersi in vita poiché, senza perlomeno una parte di tali sentimenti, il bambino resterebbe esposto ad un mondo completamente ostile dal quale avrebbe timore di essere distrutto. Questo mondo ostile verrebbe inoltre a costruirsi dentro di lui. Sappiamo che ci sono dei neonati carenti di vitalità e che non possiamo mantenere in vita probabilmente perché non sono stati capaci di sviluppare il loro rapporto di fiducia con una madre buona. In contrasto ci sono altri neonati che attraversano grandi difficoltà ma conservano sufficiente vitalità per utilizzare l’aiuto e il nutrimento offerto loro dalla madre. Conosco il caso di un bambino che sopportò un parto prolungato e difficile risultandone danneggiato, ma quando fu attaccato al seno lo prese avidamente. Lo stesso è successo con bambini che furono sottoposti a gravi operazioni poco dopo la nascita. Altri bambini in analoghe circostanze non riescono a sopravvivere perché provano difficoltà nell’accettare nutrimento e amore, il che vuol dire che non sono riusciti a stabilire un rapporto di fiducia e di amore verso la madre.
M. Klein Il nostro mondo adulto ed altri saggi




Commenti

Post popolari in questo blog

NIETZSCHE: "ECCE HOMO"

Indipendentemente dal fatto che sono un décadent sono anche il suo contrario. Prova ne è, tra l'altro che contro le condizioni spiacevoli ho sempre scelto, istintivamente, gli strumenti adatti: mentre il decadént in sé sceglie sempre gli strumenti che lo danneggiano. Come summa summarum ero sano; ma nel dettaglio nella peculiarità ero décadent . Quell'energia per conquistare un assoluto isolamento e distacco dalle condizioni abituali, la violenza con la quale mi sono imposto di non lasciarmi più curare, servire, coccolare dai medici – tutto questo tradisce l'assoluta sicurezza dell'istinto per quanto riguarda ciò, di cui allora, avevo soprattutto bisogno. Mi presi in mano, mi guarii io stesso: la condizione per questo – ogni fisiologo lo ammetterà – è che si sia fondamentalmente sani. Un essere fondamentalmente morboso non può guarire,   tanto meno guarirsi; per uno tipicamente sano, al contrario la malattia può essere addirittura un energico sti...

Josè Saramago: "L'ira dei miti" da "L'uomo duplicato

La denuncia che abbiamo appena fatto dell’assenza della lacrima nella teoria della medicina umorale non significa che i miti, per natura più sensibili, e dunque più propensi a tale manifestazione liquida dei sentimenti, girino tutto il santo giorno con il fazzoletto in mano soffiandosi il naso e asciugandosi ogni minuto gli occhi pesti per il pianto. Significa, piuttosto, che una persona, uomo o donna che sia, potrà benissimo macerarsi nel proprio intimo per effetto della solitudine, dell’abbandono, della timidezza, di quello che i dizionari descrivono come uno stato affettivo scatenato nei rapporti sociali e con manifestazioni volitive, posturali e neurovegetative e, nonostante ciò, a volte addirittura per via di una semplice parola, per un nonnulla, per un gesto ben intenzionato ma di eccessiva protezione, come quello che è sfuggito poco fa al professore di Matematica, ecco che all’improvviso il pacifico, il docile, il sottomesso scompaiono dalla scena e al loro posto, sconcertante e...

G. Pestalozzi: Leonardo e Gertrude

All'infuori dell'insegnamento dei suoni e delle semplici parole che ne derivano, Gertrude non pronunciava nessuna parola dinanzi ai figli con la pura ed unilaterale intenzione di insegnar a parlare, ancor meno con l'intenzione di far acquistare loro delle cognizioni, insegnando loro a parlare; e non si preoccupava affatto di insegnare loro il nome degli oggetti, che essi già conoscevano, come vera e propria materia di studio e di farglieli pervenire alle loro orecchie. Ella parlava con i figlioli sopra gli oggetti da loro conosciuti solo ed esclusivamente per contribuire a far loro conoscere, anche per mezzo del linguaggio, il fatto della vita, le impressioni prodotte dalle intuizioni e le conseguenze delle loro esperienze nei riguardi di questi oggetti secondo i loro rapporti con essi. [...] Ogni parola che essa pronunciava con il suo bambino era in intimo nesso con la verità della sua vita e del suo ambiente e sotto questo riguardo erano lo spirito e la vita stessi....