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LA FATTORIA DEGLI ANIMALI


Fino ad allora gli animali della fattoria avevano avuto la sciocca abitudine di chiamarsi l’un l’altro «compagni». Ciò doveva aver termine. C’era anche stato lo strano costume, la cui origine era sconosciuta, di sfilare la domenica mattina davanti al teschio di un verro posto su un ceppo nel giardino. Questo pure sarebbe stato abolito, e già il teschio era stato sepolto. I suoi visitatori avevano certo veduto la bandiera verde spiegata in cima all’asta e avevano forse notato che lo zoccolo e il corno dipinti in bianco di cui prima era fregiata, erano scomparsi. La bandiera d’ora innanzi sarebbe stata verde soltanto.
Egli aveva solo una critica, disse, da fare all’eccellente e amichevole discorso del signor Pilkington. In esso il signor Pilkington si era sempre riferito alla “Fattoria degli animali”. Non poteva sapere, naturalmente – perché lui Napoleon, lo annunciava ora per la prima volta – che il nome “Fattoria degli animali” era stato abolito. Da quel momento la fattoria sarebbe ritornata “Fattoria Padronale”, quello, cioè che, egli credeva, era il suo vero nome d’origine…..
Un clamore di voci veniva dalla casa colonica. Si precipitarono indietro e di nuovo spiarono dalla finestra. Sì, era scoppiato un violento litigio. Vi erano grida, colpi vibrati sulla tavola, acuti sguardi di sospetti, proteste furiose. Lo scompiglio pareva essere stato provocato dal fatto che Napoleon e il signor Pilkington avevano ciascuno e simultaneamente giocato un asso di spade.
Dodici voci si alzarono furiose, e tutte erano simili. Non c’era da chiedersi ora che cosa fosse successo al viso dei maiali. Le creature di fuori guardavano dal maiale all’uomo, dall’uomo al maiale e ancora dal maiale all’uomo, ma già era loro impossibile distinguere tra i due.
George Orwell La fattoria degli animali

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