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Visualizzazione dei post da luglio, 2008

VISUALIZZAZIONI BLOG

TENTATIVO DI AUTOCRITICA

-Ma, caro signore, cos’è romantico a questo mondo, se non lo è il Suo libro? Si spinge forse l’odio profondo contro l’”epoca attuale”, la “realtà” e le “idee moderne” oltre ciò che è accaduto nella sua metafisica d’artista? – La quale crede più volentieri al nulla, al diavolo, cha all’oggi”? Non brontola un basso fondamentale d’ira e di piacere d’annientamento sotto tutta la sua contrappuntistica arte delle voci e seduzione delle orecchie, una furente risolutezza contro tutto ciò che è “oggi”, una volontà non troppo distante dal nichilismo pratico e che pare dire «preferisco che nulla sia vero, piuttosto che voi abbiate ragione, che la vostra verità abbia ragione!»? Tenda le orecchie, caro signor pessimista e divinizzatore dell’arte, ad un solo passo scelto dal Suo libro, quello abbastanza eloquente sugli uccisori di draghi, che alle orecchie e al cuore dei giovani può suonare insidioso come un piffero magico: come? Non è questa la vera e propria professione di fede romantica del 18

NUOVA ATLANTIDE

Fine della nostra istituzione è la conoscenza delle cause e dei segreti movimenti delle cose per allargare i confini del potere umano verso la realizzazione di ogni possibile obiettivo. I mezzi e gli strumenti sono i seguenti: […] Possediamo dispensari e negozi di medicine. E potrai facilmente comprendere come, dato che abbiamo una varietà di piante e di creature molto maggiore di quella che voi avete in Europa (conosciamo perfettamente quelle che possedete), sia molto più grande la varietà che possediamo di medicamenti, di droghe e di ingredienti per la composizione di medicine. […] Conosciamo anche diverse arti meccaniche a voi ignote, e con esse otteniamo prodotti come carta, seta, tessuti, eleganti lavori realizzati con lucenti piume, ottime tinture e molti altri prodotti. Abbiamo anche magazzini sia per i prodotti che non sono di uso pubblico fra noi sia per quelli che lo sono. Devi sapere infatti che molti dei prodotti ora enumerati vengono comunemente usati in tutto il regno, me

L'OMBELICO DEL MONDO

Somiglianti, ma per altri aspetti diversi dalle feste di Olimpia, erano le feste pitiche che si tenevano anch’esse ogni quattro anni (ma nel terzo di ogni olimpiade) a Delfi, nella Focide. Delfi si trova in un anfiteatro naturale alle pendici del Parnaso. Al fondo di una gola sorge la fonte Castalia; poco distante, da una fenditura nella roccia esalavano vapori capaci, secondo la tradizione, di conferire doti profetiche a chi li aspirava. Qui in età antichissima si venerava l’ omphalós (l’ombelico del mondo), una pietra ovale caduta dal cielo e custodita dal serpente Pitone. Più tardi Apollo uccise il serpente, ma la sacerdotessa, che profetava in nome di Apollo seduta sul tripode sacro, si chiamò Pizia in ricordo del Pitone ucciso. D. Manacorda G. Pucci Storia antica

TOLLERANZA

Il concetto di tolleranza si venne definendo nell’Europa del ‘500 ed ebbe all’inizio un contenuto essenzialmente religioso. In un periodo in cui la scissione della cristianità seguita dalla Riforma protestante si stava risolvendo in una serie di sanguinosi conflitti, furono soprattutto umanisti e filosofi, come Erasmo da Rotterdam e Tommaso Moro (o come il savoiardo Sebastiano Castellione, che sostenne, verso la metà del ‘500, aspre polemiche con Calvino sulla persecuzione degli eretici) a indicare la via di una pacifica convivenza fra diverse confessioni all’interno del comune ideale cristiano. Questa strada, però, non fu seguita né dalla Chiesa di Roma né dalle Chiese riformate: si continuò invece a identificare l’errore col male e a ritenere che il male dovesse essere comunque estirpato, anche con l’aiuto del braccio secolare. Il pluralismo religioso si affermò a livello interstatale, ma non all’interno dei singoli Stati (in base al principio del cuius regio eius religio , stabili

IPERIONE

Nella vita ci sono grandi ore. Noi leviamo gli occhi verso di esse come verso le colossali figure del futuro e dell’antichità. Combattiamo con esse una magnifica lotta e, se noi vi sappiamo far fronte, esse diventano nostre sorelle e non ci abbandonano. Sedevamo un giorno insieme sul nostro monte, su di una pietra dell’antica città di quest’isola e parlavamo di come qui il leonino Demostene avesse trovato la sua fine, come egli qui, con una sacra morte da lui stesso scelta, si fosse aperta la via alla libertà dalle catene e dai pugnali macedoni. “Quello spirito superiore”, esclamò uno, “abbandonò il mondo quasi scherzando.” “Perché no,” dissi, “non aveva più nulla da cercare qui. Atene era diventata la sgualdrina di Alessandro e il mondo, come un cervo, era inseguito a morte dal grande cacciatore”. “O Atene”, esclamò Diotima, “più di una volta ho pianto spingendo lo sguardo laggiù e quando, dall’azzurra penombra, mi si levava innanzi il tempio di Giove olimpico!” “Quanto è lontano di q

PEZZI DI VETRO

L'uomo che cammina sui pezzi di vetro dicono ha due anime e un sesso di ramo duro in cuore e una luna e dei fuochi alle spalle mentre balla e balla, sotto l'angolo retto di una stella. Niente a che vedere col circo, nè acrobati nè mangiatori di fuoco, piuttosto un santo a piedi nudi, quando vedi che non si taglia, già lo sai. Ti potresti innamorare di lui, forse sei già innamorata di lui, cosa importa se ha vent'anni e nelle pieghe della mano, una linea che gira e lui risponde serio "è mia"; sottindente la vita. E la fine del discorso la conosci già, era acqua corrente un pò di tempo fà che ora si è fermata qua. Non conosce paura l'uomo che salta e vince sui vetri e spezza bottiglie e ride e sorride, perchè ferirsi non è impossibile, morire meno che mai e poi mai. Insieme visitata è la notte che dicono ha due anime e un letto e un tetto di capanna utile e dolce come ombrello teso tra la terra e il cielo. Lui ti offre la sua ultima carta, il suo ultimo prezioso

LA PAROLA E' UN SUONO INTERIORE

La parola è un suono interiore . Il suono interiore deriva in parte (o soprattutto) dall’oggetto, senza vederlo, nella nostra mente si forma una rappresentazione astratta, un oggetto smaterializzato, che ci dà immediatamente un’emozione. Così l’albero verde, giallo, rosso nel prato è solo un dato materiale, una forma causalmente materializzata dell’albero che sentiamo in noi, quando udiamo la parola albero. L’uso intelligente (con sensibilità poetica) di una parola, la sua ripetizione interiormente necessaria può non solo dilatarne il suono interiore, ma anche metterne in luce proprietà spirituali sconosciute. Infine, una parola ripetuta spesso (gioco infantile che poi si dimentica) perde il suo senso esteriore. Il significato dell’oggetto si svuota, rivelando il puro suono della parola. Questo suono «puro» lo sentiamo forse inconsapevolmente anche nominando un oggetto reale divenuto astratto. In quest’ultimo caso, però, il suono puro è predominante e colpisce direttamente l’anima.

IMMAGINAZIONE COME PRATICA SOCIALE

Immagine, immaginato, immaginario: si tratta in tutti i casi di termini che ci dirigono verso qualcosa di criticamente originale nei processi culturali globali: l’immaginazione come pratica sociale . Non più pura fantasia (oppio dei popoli, le cui attività reali stanno altrove), non più pura via di fuga (da un mondo definito prima di tutto da più concreti obiettivi e strutture), non più passatempo per le élites (quindi non rilevante per la vita della gente comune), e non più pura contemplazione (irrilevante per forme originali di desiderio e soggettività), l’immaginazione diventata un campo organizzato di pratiche sociali, una forma di opera (nel duplice senso di lavoro fisico e di pratica culturale organizzata), e una forma di negoziazione tra siti d’azione (individui) e campi globalmente definiti di possibilità. Questo affrancamento dell’immaginazione collega il gioco della parola (in alcuni contesti) al terrore e alla coercizione degli stati e dei loro avversari. L’immaginazione è

18 GIUGNO 2008

SERVETTA TRACIA

SOCR. Quello stesso, o Teodoro, che si racconta anche di Talète, il quale, mentre stava mirando le stelle e aveva gli occhi in su, cadde in un pozzo; e allora una servetta di Tracia, spiritosa e graziosa, lo motteggiò dicendogli che le cose del cielo si dava gran pena di conoscerle, ma quelle che aveva davanti e tra i piedi non le vedeva affatto. Questo motto si può bene applicare egualmente a tutti coloro che fanno professione di filosofia. Perché il filosofo in verità non solo non si avvede di chi gli è presso, né del vicino di casa che cosa faccia, ma nemmeno, si può dire, se è uomo o altro animale, ma se si tratti invece di ritrovare che cosa l’uomo è, e che cosa alla natura dell’uomo, a differenza degli altri esseri, conviene fare e patire, egli adopra in codesto ogni suo studio. Mi capisci ora, Teodoro? O no? TEOD. Sì, capisco; e dici bene. SOCR. Ebbene, amico mio, quando un uomo simile, o in privato o in pubblico, si trovi, come dicevano in principio, a contatto con qualcheduno;

MORIN

Nessun dispositivo celebrale permette di distinguere l’allucinazione dalla percezione, il sogno dalla veglia, l’immaginario dal reale, il soggettivo dal’oggettivo. Per l’essere umano l’importanza dell’illusione e dell’immaginario è inaudita. Le vie di entrata e di uscita del sistema neuro-celebrale, che mettono in connessione l’organismo con il mondo esterno, rappresentano solo il 2 per cento dell’insieme, mentre per il 98 per cento concernono il funzionamento interno: perciò si è costituito un mondo psichico relativamente indipendente, nel quale fermentano bisogni, sogni, desideri, idee immagini, fantasmi, e questo mondo impregna di sé la nostra visione o concezione del mondo esterno. Esiste inoltre in ogni mente la possibilità di mentire a se stessi ( self-deception ), ciò che è fonte permanente di errori e illusioni. L’egocentrismo, il bisogno di autogiustificazione, la tendenza a proiettare sugli altri le cause del male fanno sì che ognuno menta a se stesso senza individuare la men

SCRITTURA

All’origine dell’invenzione e dell’adozione di un qualsiasi sistema di scrittura sono individuabili due motivazioni tra loro diverse, ma non prive di reciproci collegamenti ed influenze: quella amministrativa e quella sacrale-liturgica. A volte, infatti, si osserva il caso di scritture nate principalmente per ovviare alla necessità di organizzare l’amministrazione di beni immobili (palazzi dell’autorità civile ,ecc.) o mobili (allevamenti di bestiame, ecc.) o di enti dello stato (i corpi armati, ecc.), e subordinatamente per tramandare le cognizioni tecniche utili a tali fini (matematica, geometria, astronomia, ecc.): si vedano, per esempio, la scrittura cuneiforme o la cosiddetta “scrittura lineare B” di età micenea. In altri casi si hanno invece scritture nate principalmente al fine di fissare testi di carattere sacrale o liturgico (così l’alfabeto e la scrittura gota derivati dal greco ad opera del vescovo Ulfila nel IV secolo d. C.), di sussidio diretto o indiretto alle pratiche di

LA POLITICA IN GRECIA

La parola politeía indica in greco tre cose che in apparenza sono distinte: il regime politico, il corpo civico e il diritto di cittadinanza. Ciò può sembrare strano a chi vive in società industrializzate in cui non c’è un nesso preciso tra il diritto di cittadinanza e il regime politico; in cui vi è una parte dei cittadini dedita di fatto “professionalmente” all’attività politica, mentre la maggioranza vi è coinvolta solo di tanto in tanto (a meno che non si inserisca in quegli organismi istituzionali che sono i partiti, specialmente i grandi partiti di massa) e soprattutto non partecipa alla gestione diretta del potere decisionale. Nelle poleis elleniche, democratiche o oligarchiche che fossero, appartenenza al corpo civico, diritto di cittadinanza e tipo di regime politico sono in rapporto strettissimo e per questo era usato lo stesso termine, anche nello stesso contesto. Dice Isocrate nell’Areopagitico: …solo la politeía è l’anima della città, e ha tanto potere quanto ne ha la me

ROSSELLI

Il problema italiano è, essenzialmente, problema di libertà. Ma problema di libertà nel suo significato integrale: cioè di autonomia spirituale, di emancipazione della coscienza, nella sfera individuale; e di organizzazione della libertà nella sfera sociale, cioè nella costruzione dello Stato e nei rapporti tra i gruppi e le loro classi. Senza uomini liberi, nessuna possibilità di Stato libero. Senza coscienze emancipate, nessuna possibilità di emancipazione di classi. Il circolo non è vizioso. La libertà comincia con l’educazione dell’uomo e si conclude con il trionfo di uno Stato di liberi, in parità di diritti e doveri, in uno Stato in cui la libertà di ciascuno è condizione e limite alla libertà di tutti. Ora è triste cosa a dirsi, ma non per questo meno vera, che in Italia l’educazione dell’uomo, la formazione della cellula morale base - l’individuo - , è ancora in gran parte da fare. Difetta nei più, per miseria, indifferenza, secolare rinuncia, il senso geloso e profondo dell’au

BENEDETTO CROCE

Per intanto, a noi studiosi e pensatori spetta di mantenere e accrescere il preciso concetto della libertà e costruirne la teoria filosofica; ed è questo il contributo che si ha il diritto di richiedere a noi nel complesso lavoro della restaurazione e risorgimento dell’ideale del costume liberale. C’è chi dubita e sorride della necessità e dell’importanza di questo concetto: l’albero della teoria (si ripete con il poeta) è grigio e quello della vita è verde, concetti e ragionamenti non producono la passione e la forza della volontà, che sole operano praticamente. Ma questa divisione e reciproca indifferenza e inefficacia di pensiero e di azione non regge allo sguardo che penetra nel fondo. Non viva e concreta realtà spirituale si ha la perfetta unità dei due termini, e nell’atto del pensiero tutt’insieme un atto di volontà, non nascendo da altro il pensiero che da uno stimolo morale, dal dolore, dall’angoscia e dalla necessità di togliere un impedimento al fluire della vita e non mette

IL VIAGGIO DI TEO

Il Dio padre del Giappone si chiamava Izanagi, e la Dea madre Izanami. All’epoca in cui la terra non esisteva ancora, la comunità degli Dei li aveva spinti sul ponte formato da un arcobaleno perché creassero il Giappone. Il giovane Izanagi era così bello che Izanami si era fermata sulla sommità dell’arco trasparente e multicolore per dirgli: «Vuoi sposarmi?» Si erano uniti, ma, con loro grande sorpresa, i loro primi figli erano tutte creature mostruose: meduse, polpi e altri esseri viscidi. Era un disastro. Disperate, le due divinità erano risalite nel mondo celeste, da cui gli Dei le avevano respinte di nuovo sull’arcobaleno, con la preghiera di volersi comportare secondo le leggi della natura. Allora, giunto al centro del ponte, Izanagi si era fermato, chiedendo alla Dea: «Vuoi sposarmi?» E poiché stavolta l’elemento maschile aveva svolto il suo ruolo nei confronti di quello femminile, Izanami aveva dato alla luce i figli più splendidi che si potessero desiderare: le isole del Giappo

O CAPITANO! MIO CAPITANO!

O Capitano! mio Capitano! il nostro viaggio tremendo è finito, La nave ha superato ogni tempesta, l'ambito premio è vinto, Il porto è vicino, odo le campane, il popolo è esultante, Gli occhi seguono la solida chiglia, l'audace e altero vascello; Ma o cuore! cuore! cuore! O rosse gocce sanguinanti sul ponte Dove è disteso il mio Capitano Caduto morto, freddato. O Capitano! mio Capitano! alzati e ascolta le campane; alzati, Svetta per te la bandiera, trilla per te la tromba, per te I mazzi di fiori, le ghirlande coi nastri, le rive nere di folla, Chiamano te, le masse ondeggianti, i volti fissi impazienti, Qua capitano! padre amato! Questo braccio sotto il tuo capo! E' un puro sogno che sul ponte Cadesti morto, freddato. Ma non risponde il mio Capitano, immobili e bianche le sue labbra, Mio padre non sente il mio braccio, non ha più polso e volere; La nave è ancora sana e salva, il viaggio è finito, Torna dal viaggio tremendo col premio vinto la nave; Rive esultate, e voi squ

DIETRO LA NAVE

Dietro la nave, dietro i venti che fischiano, Dietro le vele bianco-grigie tese ai pennoni e alle corde, Miriadi di onde si accalcano, sollevano il collo, Con incessante flusso convergono verso la scia, Onde dell'oceano gorgoglianti, effervescenti gioiosamente scrutanti, Onde, onde ondulanti, liquide, mutevoli onde, Verso quella corrente vorticante, ridenti e spensierate, curvando, Dove la grande nave veleggiando e bordeggiando smosse la superficie, Onde più grandi e più piccole, che fluiscono vogliosamente nella distesa dell'oceano, Scia della nave quando è passata, allegra e scintillante sotto il sole, Corteo disparato di fiocchi di spuma e dei vari frammenti, Che segue la nave rapida e maestosa, scortandola sulla sua scia. Walt Whitman Foglie d'erba

EUREKA

Siamo arrivati adesso in un punto in cui l’intelletto è di nuovo costretto a lottare contro la sua propensione per la deduzione analogica; contro la sua mania di agguantare l’infinito. Abbiamo già visto dei satelliti ruotare intorno ai pianeti; e dei pianeti ruotare intorno alle stelle; e il poetico istinto dell’umanità, la sua vocazione per la simmetria, quand’anche essa non fosse che superficiale, questa vocazione, che l’anima non solo dell’Uomo ma di tutti gli esseri creati ha ricavato, fin dal principio, dal fondamento geometrico dell’irraggiamento nell’Universo, ci spinge ad immaginare un’infinita estensione di questo sistema di cicli . Chiudendo i nostri occhi tanto alla deduzione quanto all’ in duzione, ci ostiniamo a immaginare una rivoluzione di tutti i globi che compongono la Galassia intorno ad un gigantesco globo che riteniamo sia il perno centrale di tutto. Naturalmente immaginiamo che ogni ammasso nel grande gruppo di ammassi sia generato e costruito nello stesso modo;