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Visualizzazione dei post da febbraio, 2008

VISUALIZZAZIONI BLOG

L'UOMO E L'UNIVERSO

Si tratta dunque di vedere se queste due affermazioni: essere creato da Dio, ed esistere da sempre, siano contraddittorie; e quale che sia a tale riguardo la verità, non sarà eretico affermare che Dio può far si che una cosa, creata da Lui, sia esistita da sempre. Io però ritengo che, se vi fosse contraddizione, sarebbe falso, ma nemmeno impossibile; altrimenti sarebbe un errore affermare il contrario. Infatti, essendo proprio dell’onnipotenza di Dio trascendere ogni intelletto e ogni facoltà, ne limita nettamente l’onnipotenza chi afferma che nelle creature si può concepire qualcosa che non può essere fatto da Dio; questione che non riguarda i peccati, che in se stessi sono non-essere. Il problema, dunque, è tutto qui, se essere creato da Dio in tutta la propria sostanza, e non aver avuto inizio nel tempo, siano asserzioni tra loro contrastanti o meno. Che non siano contrastanti tra loro si mostra in questo modo. Ammetterne infatti la contraddittorietà dipende da una, o da entrambe le

SULL'OSPITALITA'

Ci sarebbe un’antinomia, un’antinomia insolubile, un’antinomia non dialettizzabile tra La legge dell’ospitalità da una parte, la legge incondizionata dell’ospitalità illimitata (offrire a chi giunge la propria casa e il proprio sé, offrirgli ciò che ci appartiene senza domandargli nome o contropartita, senza che sottostia ad alcuna condizione) e, dall’altra parte, le leggi dell’ospitalità, i diritti e i doveri sempre condizionati e condizionanti, così come li definisce la tradizione greco-latina, ovvero giudaico-cristiana, tutto il diritto e la filosofia del diritto fino a Kant e Hegel in particolare, attraverso la famiglia, la società civile e lo Stato………La tragedia, poiché di fatale tragedia si tratta, è che i due termini antagonisti di tale antinomia non sono simmetrici. Esiste qui una strana gerarchia. La legge sta al di sopra delle leggi. Quindi è illegale, trasgressiva, fuorilegge, come una legge anomica, nomos a-nomos, legge al di sopra delle leggi e legge fuorilegge (anomos, r

PACE: AMORE POLITICO

Il dovere, dunque, e non l’interesse sia la suprema categoria politica. Solo così si può, della pace, porre almeno la teoria. Di essa si ha, pur frequentemente e gravemente interrotta, la pratica; ma non si ha ancora la teoria. Quindi l’incoerenza di tale pratica e la sua frequente e grave interruzione. Solo il teismo politico italiano può offrire una tale teoria. Oggi una delle parti in guerra si dice costituita dai “popoli amanti della pace” e di questi si parla molto, anche durante la guerra, come dei futuri costruttori della pace, della pace che escluda la guerra, cioè di una pratica della pace senza interruzioni e incoerenze, cioè della pace universale e perpetua. Se questa pratica della pace sarà il fatto di domani, noi qui non ricercheremo: è un problema della pratica e non della teoria. E l’Italia, tra i popoli umani praticanti la politica, vuole e deve essere colei che ricorda a sé ed a tutti la teoria…..L’entrata in guerra è un fatto; la professione di guerra è una fede. E la

FILM:UNA SERIE DI SFORTUNATI EVENTI

VICO

Per i latini verum e factum sono reciproci, ovvero, come si dice comunemente nelle scuole, si convertono; inoltre, per i latini intelligere è la stessa cosa che leggere perfettamente e conoscere chiaramente. Con la voce cogitare , poi, intendevano ciò che noi intendiamo con pensare e andar raccogliendo. Inoltre, con il termine ratio i latini significavano sia la raccolta degli elementi dell'aritmetica sia quela dote propria dell'uomo per la quale si differenzia dagli animali ed è a loro superiore: erano soliti definire l'uomo come animale partecipe della ragione, non pieno possessore di essa. Ad ogni modo, ritenevano che come le parole sono simboli e segni delle idee, così le idee sono simboli e segni delle cose. Perciò, come leggere è proprio di colui che raccoglie gli elementi della scrittura con i quali vengono composte le parole, così intelligere consiste nel raccogliere tutti gli elementi della cosa, con i quali se ne possa esprimere un'idea perfettissima. Vico

LETTERA DI DESCARTES A MERSENNE

Non abbiate timore - vi prego - di assicurare e di pubblicare ovunque che è Dio che ha stabilito queste leggi in natura, come un re stabilisce leggi nel suo regno. Non v'è nessuna in particolare che non possiamo comprendere se la nostra mente si pone a considerarla, ed esse sono tutte mentibus nostris ingenitae, nello stesso modo in cui un re stamperebbe le sue leggi nel cuore di tutti i suoi sudditi, se ne avesse effettivamente il potere. Al contrario non possiamo comprendere la grandezza di Dio, per quanto ne siamo consapevoli. Il fatto stesso però che la giudichiamo incomprensibile fa sì che la stimiamo ancora di più: come un re ha maggiore maestà quando è meno famigliarmente conosciuto dai suoi sudditi, purchè tuttavia essi non pensino di esser per questo senza re e lo conoscano quanto basta per non nutrire tale dubbio. Vi diranno che, se Dio avesse stabilito queste verità, potrebbe mutarle come un re fa con le sue leggi; a ciò si deve rispondere: sì, posto che la sua volontà p

FILM: SULLE MIE LABBRA

LA NATURA DI ARISTOTELE

D’altro canto, se l’infinito non fosse in assoluto, è manifesto che da ciò scaturirebbero molte impossibili conseguenze: innanzi tutto, il tempo avrebbe un inizio e una fine, le grandezze non sarebbero divisibili in grandezze ed il numero non sarebbe illimitato. Ma, una volta apparso che nessuna di queste conclusioni sia accettabile, bisogna trovare una soluzione di compromesso, che metta in luce come in un certo senso l’infinito sia e non sia. Dunque, l’infinito è esclusivamente in questo senso: in potenza e per detrazione (potrebbe essere inteso in atto, solo ed esclusivamente nel senso in cui diciamo, per esempio, che “il giorno è” o “”la gara è”, ed è in potenza così come lo è la materia e non sussiste per sé, come invece sussiste ciò che è finito. Accade, quindi, che l’infinito sia proprio il contrario di quel che si dice sia: non ciò al di fuori di cui non c’è nulla, è perfettamente compiuto ed intero, come ciò che non manca di nulla, per esempio: l’uomo nella sua compiuta intere

LA CALUNNIA

La calunnia è un venticello Un'auretta assai gentile Che insensibile sottile Leggermente dolcemente Incomincia a sussurrar. Piano piano terra terra Sotto voce sibillando Va scorrendo, va ronzando, Nelle orecchie della gente S'introduce destramente, E le teste ed i cervelli Fa stordire e fa gonfiar. Dalla bocca fuori uscendo Lo schiamazzo va crescendo: Prende forza a poco a poco, Scorre già di loco in loco, Sembra il tuono, la tempesta Che nel sen della foresta, Va fischiando, brontolando, E ti fa d'orror gelar. Alla fin trabocca, e scoppia, Si propaga si raddoppia E produce un'esplosione Come un colpo di cannone, Un tremuoto, un temporale, Un tumulto generale Che fa l'aria rimbombar. E il meschino calunniato Avvilito, calpestato Sotto il pubblico flagello Per gran sorte va a crepar. Rossini - Il Barbiere di Siviglia

REGOLA UNIVERSALE

Ovunque si manifesti la regola, noi sappiamo con certezza di essere sul piano della cultura. Simmetricamente, è facile riconoscere nell’universalità il criterio della natura: in effetti tutto ciò che è costante presso tutti gli uomini sfugge di necessità al dominio dei costumi, delle tecniche e delle istruzioni che differenziano ed oppongono i gruppi. In difetto di analisi reali, il duplice criterio della norma e della universalità fornisce il principio di una analisi ideale, che, almeno in certi casi ed entro certi limiti, può permettere di isolare gli elementi naturali dagli elementi culturali che intervengono nelle sintesi di ordine più complesso. Poniamo dunque che tutto ciò che è universale, presso l’uomo, appartiene all’ordine della natura ed è caratterizzato dalla spontaneità, e che tutto ciò che è assoggettato ad una norma appartiene quella cultura e presenta gli attributi del relativo e del particolare. Ci troviamo allora di fronte ad un fatto, o piuttosto ad un insieme di fat

CITTA' DEL SOLE

Genovese: Come devi avere già capito tutti conoscono, perché obbligati ad impararle, l’arte della guerra, l’agricoltura e la pastorizia, che essi considerano le tre più nobili. Le persone più stimate sono quelle che conoscono il maggior numero di mestieri o arti speculative: anche loro si dedicano a quella in cui riescono meglio. I lavori più utili e faticosi, come il fabbro o il muratore, sono quelli più stimati e a nessuno dispiace farli. Questo succede anche perché i lavori sono assegnati a seconda della disposizione che deriva dal momento della nascita e perché, per merito della suddivisione del lavoro, nessun lavoro debilita il fisico del lavoratore ma tutti lo conservano. I mestieri che richiedono poca fatica sono affidati alle donne. Le arti speculative sono esercitate da tutti e chi è più bravo diventa docente e sacerdote e viene più stimato di chi esercita i mestieri. Tutti devono saper nuotare e per questo vi sono delle piscine al di là dei fossati che circondano le prime mur

UTOPIA

Ora dirò come si comportano gli uni con gli altri, quali sono i rapporti fra le persone e come avviene la distribuzione d’ogni cosa. In primo luogo la città è formata da famiglie, solitamente costituite da vincoli di sangue. Quando si sposano, infatti, (se hanno l’età giusta) le donne vanno a vivere in casa del marito. I figli maschi invece, come tutti i discendenti di questo sesso, rimangono sempre nella stessa famiglia. Il capofamiglia è il maschio più anziano, a meno che la sua mente non vacilli per la vecchiaia: in questo caso lo sostituisce quello che gli è più vicino per età…. Quando poi gli abitanti dell’intera isola divengono troppo numerosi, ne scelgono alcuni che vadano a vivere in una città costruita sulla più vicina terraferma, dove ci sono molti terreni incolti e abbandonati. La nuova città osserva le stesse leggi dell’isola e accoglie, qualora lo vogliano, anche gli indigeni del luogo. In tal caso i due popoli, unendosi e vivendo insieme, s’abituano presto agli stessi usi

FILOSOFIA MEDIOVALE: SAN BONAVENTURA

4. Secondo questa triplice elevazione, l’anima ha tre visioni principali. L’una si riferisce alle cose esteriori, e si chiama animalità o sensibilità; l’altra ha per oggetto lo spirito, rivolto in sé e per sé; la terza ha per oggetto la mente, che si eleva spiritualmente sopra di sé. – Tre indirizzi che devono disporre l’uomo a elevarsi a Dio, perché l’ami con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutta l’anima, nel che consiste la perfetta fedeltà alla Legge e insieme tutta la sapienza cristiana. 5. E poiché ciascuna delle predette visioni si duplica, dal momento che possiamo considerare Dio, alfa e omega, in ciascuno dei suddetti modi come mezzo di uno specchio o come dentro a uno specchio, e ciascun grado può essere considerato o in se stesso o in rapporto ad altri, ne consegue che diventano sei i tre gradi principali dell’ascesa, in corrispondenza ai sei giorni durante i quali Dio creò il mondo e nel settimo si riposò; e così l’uomo, il microcosmo, attraverso i sei gradi delle il

STUART MILL

Nei grandi problemi della vita la verità è una questione di riconciliazione e combinazione di opposti talmente delicata che pochissimi intelletti sono sufficientemente capaci e imparziali per tentare di trovarne la soluzione solo in parte corretta, che finisce invece per dipendere dalla lotta cruenta tra combattenti di opposte fazioni. In ognuna delle grandi questioni aperte enumerate in precedenza, se una delle due opinioni ha più diritto dell’altra, non solo di essere tollerata, ma di essere incoraggiata e sostenuta, è quella che in un dato momento e luogo si trova in minoranza. Rappresenta allora gli interessi trascurati, la parte del benessere umano che corre il rischio di non ricevere quel che le spetta. Sono consapevole del fatto che in questo paese non esiste alcuna intolleranza per le differenze di opinione sulla maggior parte delle questioni; e sono addotte per dimostrare, con esempi legittimi e molteplici, l’universalità del fatto che allo stato attuale dell’intelletto umano

SAGGIO SULL'INTELLIGENZA UMANA

Se le massime speculative, di cui abbiamo parlato nel Capitolo precedente, non sono accolte da tutti, con un assenso effettivo, come abbiamo or ora provato, è molto più evidente per quanto riguarda i principî pratici che essi sono ben lontani dal ricevere un consenso universale. E credo che sarebbe assai difficile citare una norma morale di natura tale da essere accolta con un consenso così generale e così pronto come la massima «ciò che è è», o che possa passare per una verità altrettanto manifesta quanto questo principio: «È impossibile che la stessa cosa sia e non sia». Dal che appare chiaramente che il privilegio di essere innati conviene assai meno ai principî della pratica che non a quelli della speculazione; e che si ha maggior diritto di dubitare che quelli siano naturalmente impressi nella mente, di quanto non si dubiti di questi. Non è che questo dubbio contribuisca in alcun modo a mettere in questione la verità di questi principî. Essi sono egualmente veri, anche se non sian

SERENDIPITY

La serendipity è definita come il dono di saper fare delle scoperte utili alle quali non si mirava. Il termine proviene dalla fiaba persiana “I tre Principi di Serendip” i cui protagonisti trovavano sempre cose che non stavano cercando. Invece di cercare di elencare regole per acquisire la capacità della serendipità rileveremo semplicemente che questa ha una parte importante nello sviluppo delle idee scientifiche. Spesso la soluzione di un problema viene raggiunta perché il ricercatore nota qualche evento peculiare e diviene più interessato allo studio di questo che di ciò su cui stava lavorando precedentemente. D. H. McBurney Metodologia della ricerca in psicologia

PARADIGMA

Sono le anomalie, dunque, a mettere in discussione il paradigma. E con la crisi del paradigma inizia il periodo di scienza straordinaria, in cui si prende sempre più consapevolezza del fallimento del paradigma nell’urto con le anomalie, e in cui si cerca di rispondere a siffatta crisi con “una ricostruzione del campo su basi nuove, una ricostruzione che modifica alcune delle più elementari generalizzazioni teoriche del campo, così come molti metodi ed applicazioni del paradigma. La risoluzione della crisi, la risposta alle attese dell’anomalia, si ha quando è emerso e si è imposto un nuovo paradigma….Thomas Kuhn sostiene che “paradigmi successivi ci dicono cose differenti sugli oggetti che popolano l’universo e sul comportamento di tali oggetti”. E ”proprio perché è un passaggio tra incommensurabili, il passaggio da un paradigma ad uno opposto non può essere realizzato con un passo alla volta, né imposto dalla logica o da un’esperienza neutrale. Come orientamento gestaltico, esso