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ESISTERE NELL'ASSENZA DI NOMI


L’ente in quanto reale lo incontriamo non solo agendo-calcolando, ma anche facendo scienza e filosofia con le spiegazioni e le fondazioni. Di queste ultime fa parte anche l’assicurazione che qualcosa è inspiegabile. Con simili asserzioni crediamo di stare dinanzi al mistero, come se fosse pacifico che la verità dell’essere possa essere fatta poggiare su cause e ragioni esplicative o, che è lo stesso, sulla sua inafferrabilità.
Ma se l’uomo ancora una volta deve ritrovare la vicinanza dell’essere, deve prima imparare a esistere nell’assenza dei nomi. Egli deve riconoscere allo stesso modo sia la seduzione della pubblicità, sia l’impotenza della condizione privata. Prima di parlare, l’uomo deve anzitutto lasciarsi reclamare dall’essere, col pericolo che, sottoposto a questo reclamo, abbia poco o raramente qualcosa da dire. Solo così viene ridonata alla parola la ricchezza preziosa della sua essenza, e all’uomo la dimora per abitare nella verità dell’essere.
Martin Heidegger Lettera sull’«umanismo»

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